Pubblicato su Ravennanotizie.it il 3 gennaio 2020

Gianni Bessi, già Vice Presidente della Provincia di Ravenna dal 2011 al 2014, negli ultimi 5 anni ha rappresentato Ravenna in Consiglio regionale, eletto nelle file del Pd. Ha partecipato a 4 Commissioni consiliari dell’Assemblea regionale: Bilancio, Affari generali e istituzionali, Politiche economiche, Parità di genere e Diritti delle persone, Commissione speciale di ricerca e studio sulle cosiddette cooperative spurie o finte cooperative, di cui è stato anche il vice presidente. Si presenta alle regionali del 26 gennaio 2020 per cercare di conquistare un secondo mandato a Bologna, sempre in quota Pd.

L’INTERVISTA di

Gianni Bessi, partiamo da un bilancio dei suoi 5 anni in Regione.

“Ho preso parte ai lavori di 4 Commissioni e in particolare sono orgoglioso del mio impegno in Commissione 1 Bilancio e Affari Generali, in cui ho svolto come relatore al bilancio un lavoro impegnativo per accompagnare la legge di bilancio sia in sede di elaborazione e presentazione sia in fase di attuazione.”

Quali sono le cose più qualificanti contenute nelle leggi di bilancio della Regione Emilia-Romagna di questi anni, in particolare nell’ultima appena approvata?

“Intanto abbiamo fatto un valido lavoro di squadra, puntando sui cavalli di battaglia del programma del Presidente e quindi la promozione dell’economia e il sostegno ai settori produttivi, l’abbassamento dell’Irap per le imprese nelle aree di montagna, la realizzazione delle infrastrutture digitali sempre per le aree più marginali, la qualificazione della sanità e dei servizi alla persona, il taglio del superticket sanitario e delle rette degli asili nido, misure queste ultime che poi sono state riprese anche nella recente manovra finanziaria del Governo Conte. Sono solo alcune delle cose più eclatanti che hanno consentito alla nostra regione di raggiungere importanti risultati.”

Faccio anche a lei la domanda che ho già fatto alla sua collega Rontini. Con risultati così importanti ottenuti in campo economico – la crescita più alta e la disoccupazione più bassa in Italia, record dell’export, record per le presenze turistiche – e sanitario, per cui l’Emilia-Romagna è considerata al top in Italia, chi si presenta al voto dopo avere governato 5 anni dovrebbe vincere facile… invece Bonaccini, il Pd e il centrosinistra rischiano di perdere. Cosa non va? Dovete avete sbagliato?

“È la domanda delle cento pistole. Non è facile rispondere. I risultati ottenuti dall’Emilia-Romagna in questi anni sono certificati, i meriti ci vengono riconosciuti da altri, non è un qualcosa che ci raccontiamo da soli. Questo è importante. D’altra parte amministrare bene è un dovere, è il nostro lavoro e dobbiamo farlo al meglio. Detto questo, non dobbiamo dimenticare che in queste elezioni entrano in gioco anche dinamiche nazionali e globali, fattori di comunicazione e propaganda che vanno ben oltre lo specifico della realtà e del governo dell’Emilia-Romagna. E poi, malgrado la nostra regione sia cresciuta e abbia ottenuto risultati così importanti, restano anche qui problemi aperti, ci sono disagi, marginalità, fattori di crisi. Sono tutti elementi e temi di riflessione su cui nei prossimi 5 anni vogliamo impegnarci. Quello che è stato fatto è importante, ma oggi dobbiamo guardare avanti e mettere a fuoco ciò che dobbiamo fare per migliorare ancora.”

Si è caricato il voto regionale per l’Emilia-Romagna di un significato politico più generale: è un bene o un male?

“Questo succede praticamente sempre, ogni volta che in Italia si vota. Nel 2019 si sono svolte credo 5 elezioni regionali, oltre a quelle amministrative ed europee, e ogni volta è scattato lo stesso meccanismo. Secondo me il sistema paese avrebbe bisogno di alcune finestre elettorali per accorpare il voto in determinate occasioni, per non essere sottoposto continuamente a questi stress-test elettorali.”

Caricare di significato nazionale il voto dell’Emilia-Romagna favorisce il centrodestra, o no?

“Questo gioco è stato imposto dalla Lega. Dipende se si accetta o no tale logica. Per me non va accettata e, giustamente, Stefano Bonaccini non accetta questo terreno di scontro. Lui parla delle cose fatte e delle cose da fare qui, in Emilia-Romagna. Del resto, si vota per l’Emilia-Romagna e non per il governo nazionale. Si decide chi dovrà governare questa regione nei prossimi 5 anni e la scelta è fra Bonaccini e Borgonzoni, non fra Bonaccini e Salvini.”

Quindi?

“Bonaccini ha dimostrato di essere un ottimo Presidente della Regione. Merita di essere riconfermato.”

Quali sono i tre temi sui quali lei si sta impegnando in questa campagna elettorale?

“Mi sto impegnando molto per il mondo agricolo, perché il settore agroalimentare è uno degli asset principali del nostro paese e della nostra regione, un pezzo importante del nostro tessuto sociale e del presidio del territorio. Occorre difendere e rilanciare questo settore colpito negli ultimi anni da difficoltà competitive o da vere e proprie emergenze come quella della cimice asiatica. Quindi penso a misure di sostegno e stimolo soprattutto per le imprese agricole più piccole, senza dimenticare che nel 2020 la nuova Commissione Europea dovrà approntare la nuova riforma della PAC: l’Emilia-Romagna, con il suo modello produttivo così differenziato e non monocolturale, dovrà dire la sua.”

Il secondo tema su cui si sta spendendo?

“Per restare ai temi dell’economia, penso che occorra sostenere il settore delle piccole e medie imprese e dell’artigianato, con integrazioni di filiera e di sistema per puntare all’internazionalizzazione, e attraverso il credito alle imprese. Inoltre, una misura come la riduzione dell’Irap alle imprese nelle aree montane potrebbe essere estesa anche ad aree di pianura per andare incontro alle esigenze delle piccole imprese più marginali rispetto ai mercati.”

Lei si è sempre impegnato molto sui temi dell’energia e dell’oil&gas, che per la nostra Regione e per Ravenna è molto importante ma sta attraversando una fase di grande difficoltà per le scelte o non scelte di politica nazionale. Fino a pochi mesi fa il Pd attaccava la Lega e il M5S per quella norma che blocca le ricerche e gli investimenti nel settore. Ora che voi siete al governo è la Lega che attacca il Pd e il M5S sullo stesso argomento. Ma intanto resta lo stallo.

“A proposito di energia e di ambiente mi consenta una digressione. Proprio le piccole e medie imprese devono essere protagoniste dell’economia circolare, della transizione a un nuovo modo di produrre e di consumare, con politiche costruite a livello nazionale. L’errore fatto con la plastic tax non dovrà essere ripetuto: occorre cioè ben valutare le filiere su cui intervenire e quindi anche i provvedimenti utili, quelli che aiutano l’innovazione e il cambiamento, e quelli che invece rischiano di creare danni. Il Green new deal non deve diventare Green new tax magari sull’onda di un approccio ideologico. Altrimenti penalizziamo l’economia anche quella che sta seriamente innovando e investendo nel cambiamento.”

Torniamo all’oil&gas.

“Sì, qui mi voglio riagganciare all’oil&gas, settore in cui operano aziende molto avanzate nel campo dell’innovazione e della ricerca, in primo luogo nel settore energetico. Il 2019 è stato un anno critico perché con il DL Semplificazioni del primo Governo Conte di fatto è stata introdotta una moratoria di due anni sugli investimenti nell’oil&gas, mentre l’attuale Governo Conte non ha fatto altro che perpetuare i fattori di incertezza, anziché correggere quella norma o chiarire la direzione di marcia in campo energetico.”

Ritorno alla domanda: in questa campagna elettorale volano le accuse incrociate fra voi e Lega sul blocco delle trivelle, per usare una semplificazione giornalistica, ma non si esce da questo vicolo cieco, mentre il settore continua a soffrire…

“Intanto mi permetta di ricordare due o tre cose, anche a chi ha la memoria corta. La Lega, allargando le braccia in segno di resa ai Cinque Stelle, ha votato quella norma circa un anno fa. Noi non l’abbiamo votata. E ricordo anche che quando si fece il referendum sulle trivelle Salvini girava l’Italia esibendo le magliette con la scritta No Triv. So bene che anche pezzi del Pd hanno votato contro le trivelle in quel referendum, ma il Pd come partito nazionale e io personalmente ci siamo battuti per consentire le estrazioni. Dunque, noi e Salvini apparteniamo a due campi diversi e abbiamo fatto scelte differenti, sia sulle trivelle sia in fatto di coerenza. ”

Ma oggi che cosa fa e dice il Pd?

“Il Ministro dell’Ambiente Costa appena pochi giorni fa ha dichiarato alla stampa che il gas naturale è una fonte di energia importante per l’economia di questo paese. Forse siamo in presenza di un ravvedimento o di un cambio di strategia. Perché poi questa storia del gas sta in poco: non è che non usiamo il gas. Lo usiamo eccome. Per cui se non lo estraiamo noi, lo dobbiamo importare. Per farla breve, visto che Giuseppe Conte ha messo all’ordine del giorno una verifica dell’azione di governo a gennaio, spero, auspico e mi batterò nel Pd e con il Pd affinché il tema dell’energia e dell’oil&gas sia parte integrante di questa verifica. Cioè occorre finalmente delineare una politica industriale e una politica energetica per questo paese. Dentro questo quadro va posto il tema della transizione energetica con il mix fra energie rinnovabili e gas naturale. Tutto questo richiede aziende all’avanguardia, la frontiera più avanzata in termini di ricerca, innovazione, tecnologie applicate. L’Emilia-Romagna e il distretto dell’oil&gas sono la nostra carta importante da giocare.”