Pubblicato su Il gas naturalmente il 5 febbraio 2019

 

Il settore dell’Oil&Gas italiano conta oltre 15mila addetti ed eccellenze mondiali di tutto rispetto che rischiano di entrare in crisi con lo stop alle trivelle del governo

 

Dopo un lungo e tormentato tira e molla, Lega e Cinque Stelle hanno raggiunto il compromesso “politico” sulle trivellazioni. Lo scontro che aveva portato il ministro dell’Ambiente a minacciare addirittura le dimissioni, prevede in sintesi uno stop alle ricerche in mare di idrocarburi per 18 mesi e un aumento dei canoni di concessione pari a 25 volte (rispetto alle 35 previste in una bozza precedente di mediazione).

COSA HA DECISO IL GOVERNO

In sostanza, si è deciso di sospendere per il momento i procedimenti amministrativi riguardanti i nuovi permessi di prospezione, di ricerca o di concessioni di coltivazione di idrocarburi sia liquidi sia gassosi (petrolio e gas tanto per intenderci). Ma anche i permessi di prospezione e di ricerca in essere, ma non le istanze di proroga delle concessioni di coltivazione in essere. La sospensione non si applica, inoltre, ai procedimenti riguardanti i conferimenti di concessione di coltivazione pendenti.

LA PROTESTA DEI LAVORATORI HA LA FORMA DI UN “CASCO GIALLO”

Una soluzione di compromesso che sceglie di non decidere, dunque, e di rinviare il problema di un anno e mezzo. Ma nel frattempo non bisogna dimenticare che il settore dell’Oil&Gas italiano conta oltre 15mila addetti ed eccellenze mondiali di tutto rispetto localizzate, ad esempio, nel porto di Ravenna o rappresentate da aziende come Eni e Saipem solo per citarne alcune. La norma nel Dl semplificazioni rischia, quindi, di creare un serio problema al settore. Per questo è stata lanciata una vera e propria chiamata alle armi del settore suonata da Gianni Bessi, autore del recente saggio “Gas naturale. L’energia di domani” (Innovative Publishing), la cui bandiera ha oggi la forma di un casco giallo. Quello delle migliaia di lavoratori del settore che rischiano una pesante crisi.

BESSI: FACCIAMO UN FAVORE AI GRANDI PRODUTTORI E DISTRUGGIAMO POSTI DI LAVORO ED ECCELLENZE

Ma cosa dice Bessi? Che il governo “sta facendo un gran favore a Putin, Trump e a tutti i Paesi produttori di risorse energetiche”. Un paradosso? “No”, risponde perché con il provvedimento “di fatto l’Italia si sfila dalla competizione nel settore e decide di affidarsi per la produzione di energia esclusivamente a fonti importate. E pensare – ha evidenziato Bessi – che proprio il Movimento 5 Stelle ha accusato a lungo i difensori dell’esigenza di aumentare la produzione nostrana di gas di essere al servizio delle multinazionali. Oggi le multinazionali del settore ringraziano sentitamente l’esecutivo giallo-verde per questo regalo inaspettato. Insomma più Gazprom, per tutti parafrasando un fortunato slogan di Berlusconi”.

Ma soprattutto, ha ricordato Bessi, “ancora una volta abdichiamo a sostenere un’attività industriale in cui siamo all’avanguardia nel mondo e che dà lavoro a migliaia di persone, che permette a migliaia di famiglie di vivere e pagare le tasse. E questo contrariamente ai dati inesatti forniti da esponenti della maggioranza, che puntano a minimizzare l’impatto del settore, definendolo marginale: bene, è così marginale che solo in Emilia-Romagna l’occupazione diretta o indiretta è pari a 10mila unità”. Per questo, ha concluso Bessi “vorrei che i ‘caschi gialli’, insomma le migliaia di laureati, tecnici, maestranze, ecc., si mobilitassero per andare sotto i palazzi del potere e chiedere ai propri rappresentanti, a chi governa la cosa pubblica, di fare il proprio lavoro allo stesso modo in cui loro ogni giorno fanno il proprio. E io sarò al loro fianco”