Pubblicato su Start Magazine.it il 20 ottobre 2018
l post di Gianni Bessi su quello che succede fra Russia e Ucraina
Nell’anno Domini 2018 l’Europa Unita sussulta ad ogni elezione nazionale o regionale, tra dubbi sulla sua missione unitaria ed echi dei più drammatici nazionalismi.
Come in ogni crisi che si rispetti si parla spesso e drammaticamente volentieri di confini. A nord la Brexit sta allontanando dal progetto europeo il Regno Unito verso una ri-convergenza tra inglesi e americani in una moderna anglosfera geopolitica.
Nel contempo si accende sempre più nel Regno di Sua Maestà il conflitto tra i millenians che vivono nel cuore pulsante della capitale britannica – e che ha votato per il remain – con l’anima più nostalgica dei leave, collocata nel ‘countryside’.
A sud nel Mediterraneo, le vicende libiche sono solo i primi avamposti del subbuglio africano e del dramma dell’immigrazione; fenomeno che sta cambiando i connotati della rappresentanza politica nel vecchio mondo.
E a oriente? Mentre Vladimir Putin di Russia ha apparecchiato un 2018 con due eventi “politici” di primo piano, dalle sue trionfali elezioni presidenziali ai mondiali di calcio, finendo (ben volentieri) sotto i riflettori sia come player euroasiatico che globale, il limes ucraino sta vivendo sempre nuove tensioni.
Il 2018 si avvia alla chiusura nel segno della minaccia dello scisma di Kiev dal Patriarcato Ortodosso di Mosca, un evento culturale solo più taciuto ma non meno cruento del dramma africano, e minaccioso al punto da far sembrare la Brexit una brutto turno di Risiko.
L’ennesimo segnale arriva da Minsk in Bielorussia, sede del sinodo della Chiesa ortodossa russa, dove si è consumata la separazione con il Patriarcato di Costantinopoli (Bartolomeo I primus inter pares e guida spirituale dell’intera ortodossia) colpevole di aver accolto le richieste di autocefalia, cioè di indipendenza della chiesa ucraina.
Come suggerisce Filippo Onoranti – blogger di Start Magazine che di incenso ne ha respirato visto il Phd alla Lateranense – “la religione diventa il proseguimento della guerra con altri mezzi e tirano venti di scissionismo. Autocefalie e rotture di legami eucaristici sono paroloni di un padre padrone che sbatte i pugni sul tavolo? Un’occasione per soddisfare il bisogno di recinti senza dubbio; un’occasione anche per i figli di Madre Russia di andare da soli alla ricerca del proprio mondo. Non è certo un caso che protagonisti del moto scissionista siano stati proprio i più giovani tra i vescovi ucraini, meno interessati a revanscismi di sorta e molto più lanciati verso il sogno di una libertà dai padri padroni. La pace non è una cosa, ma un modo di condurre le azioni (politiche, economiche, religiose, etc…) e non si possono fare prigionieri sperando che questo porti a qualche tipo di armonia. Come una zucca quest’Europa amante dei confini comincia a suonare vuota, chi la coglierà quando sarà matura?”.
Le antenne di House of zar continuano a captare da qualche tempo segnali di una tempesta che, come spesso capita all’inevitabile, viene poco annunciata dai nostri media mentre sembra pronta a scatenarsi con i soliti ingredienti, commensali e vittime.
La vicenda Ucraina, Kiev, il fiume Dnepr, la terra dei Vichinghi Rus’ significano più di un confine nel Donbass o le royalty del passaggio dei famosi gasdotti russi.
Il dato: la cifra sicura oggi sono i già oltre 100 mila morti della dimenticata guerra e le migliaia delle famiglie che li piangono.
Le decisioni di Minsk sono un altro segnale della tempesta che si sta per abbattere dall’interno sui delicati confini d’Europa alla vigilia delle sue prossime elezioni? Tutto fa pensare di sì.
Alla vigilia della visita del presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Mosca da Vladimir Putin, prevista per il 24 ottobre prossimo, una culla della civiltà europea quale l’Italia sarebbe pragmatico che mostrasse il proprio ruolo.
Ma Matteo Salvini precedendo il Premier, nei giorni scorsi con la sua partecipazione e dichiarazioni a Mosca all’assemblea di Confindustria Russia, ha già collocato la posizione liminare della penisola a forma di stivale nel cuore nel mediterraneo a fianco di Zio Vlad.
Vedremo come la prenderanno Washington e la rinnovata anglosfera.