di Chiara Rossi

Pubblicato su SartMagazine.it il 9 ottobre 2018

 

Di transizione energetica come leva di sviluppo per il sistema produttivo italiano si è parlato ieri al convegno organizzato da Confindustria Basilicata per presentare il libro di Gianni Bessi “Gas naturale – l’energia di domani” con la partecipazione del professor Sapelli

 

Di transizione energetica come leva di sviluppo per il sistema produttivo italiano si è parlato ieri al convegno organizzato da Confindustria Basilicata per presentare il libro di Gianni Bessi “Gas naturale – l’energia di domani” con la partecipazione del professor Sapelli

Raggiungere l’efficientamento energetico si può, ma con il coinvolgimento di tutti. La sfida della transizione energetica rappresenta per l’Italia e per il suo sistema produttivo una potente chiave di crescita, in un’ottica di economia sostenibile, e anche un’opportunità di business. Ma sarà solo attraverso la partecipazione delle persone alle scelte energetiche che questi vantaggi potranno concretizzarsi.

Ne è convinto l’economista e storico Giulio Sapelli che ieri è intervenuto al convegno “Transizione energetica una nuova percezione”, organizzato da Confindustria Basilicata e moderato dal gioorn Mario Sechi, presso il polo di universitario di rione Francioso a Potenza.

LE PERSONE AL CENTRO DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

“L’energia è questione delle democrazie e della partecipazione cittadina. Senza virtù civili la questione energetica non potrà mai essere risolta perché oltre alla prudenza tecnologica è necessaria la saggezza di saper vedere e comprendere i benefici futuri oltreché quelli presenti e quelli a breve temine. – ha sostenuto il prof Sapelli – la questione energetica è questione di cultura e quindi è squisitamente antropologica. Non può essere risolta se l’ignoranza non cede il passo alla ragionevolezza e se il dogmatismo non cede il passo all’onere della prova”.

Che sia il gas naturale o meno, il nocciolo della questione energetica è il modo con cui la si affronta in quanto cartina di tornasole della capacità morale prima che economica di una comunità umana.

L’ITALIA NON PARTE DA ZERO

La sfida della transizione energetica non coglie il nostro Paese alla sprovvista. L’Italia è stata infatti tra i primi ad adottare misure in materia di efficienza energetica e dispiegamento di sistemi di energia rinnovabili, che hanno contribuito a raggiungere gli obiettivi energetici dell’Ue per il 2020 in anticipo.

BASILICATA, LA PIÙ VERDE

Tra le Regioni italiane, la Basilicata – con 2.487 Gigawattora prodotti da acqua, vento e sole, rispetto ai 2.863 totali (a fronte di un consumo pari a 3.014 Gwh) – ha raggiunto una performance di energia verde pari all’87%, ben oltre il target minimo di energia da fonti rinnovabili fissato dall’Europa al 32%.

“Il primato che conferma la Basilicata tra le più verdi d’Italia – ha dichiarato il vicepresidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, nel corso dei lavori – ci consente di aspirare legittimamente a essere un hub di produzione energetica generata dal mix delle diverse fonti, non solo per affrontare le sfide energetiche del futuro, ma anche come driver di sviluppo per l’economia lucana e per la buona occupazione”.

CITTADINI PROTAGONISTI

Un nuovo approccio al tema dello sviluppo energetico richiede scelte consapevoli e passa anche attraverso un confronto ricco e trasparente con i cittadini. Per questo è fondamentale investire sulla formazione scolastica e universitaria secondo Gianni Bessi, autore del volume “Gas naturale – l’energia di domani” (edito da Innovative Publishing) presentato durante il convegno. Bessi lancia anche una proposta pratica: investire le risorse con e quali attualmente si incentivano le rinnovabili, insieme alle royalties delle estrazioni, nell’istruzione dei giovani. “Ciò creerebbe occupazione qualificata e stimolerebbe l’economia a puntare verso progetti ecosostenibili”.

LE ISTITUZIONI AL SERVIZIO DEL SISTEMA-PAESE

Nel processo di transizione energetica, le istituzioni devono essere coinvolte in prima linea. Secondo il responsabile delle politiche internazionali della Flc Cgil, Claudio Franchi “è necessario che lo Stato, le Amministrazioni locali e il sistema delle Imprese siano coinvolti attraverso un investimento di risorse, non solo economiche, che possa risultare efficace e produttivo sin da subito e che costruisca le basi dello sviluppo della conoscenza dei prossimi decenni”.