In prima commissione Bilancio la maggioranza promuove il documento strategico della Regione che stima un aumento del Pil in Emilia-Romagna all’1,7%. L’occupazione sale al 68,6%. L’opposizione parla di “documento confuso”
Stimato un aumento del prodotto interno lordo regionale pari all’1,7 per cento, l’export ha sfiorato nel 2017 i 60 miliardi di euro, mentre il tasso di occupazione è risultato superiore alla media nazionale di 10 punti percentuali, attestandosi al 68,6 per cento. Illustrati in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, i contenuti del Documento di economia e finanza regionale 2019 (con riferimento alla programmazione 2019-2021), provvedimento che delinea l’azione amministrativa regionale dei prossimi anni.
Il relatore di maggioranza Gianni Bessi (Pd) ha definito convincenti i risultati ottenuti in Emilia-Romagna, sia sul fronte della crescita sia in tema occupazionale e di export. Uno strumento, ha poi dichiarato, “di controllo strategico per migliorare, evolvere e costruire”.
Il relatore di minoranza, Daniele Marchetti (Ln), ha invece parlato di “documento confuso”, pur ribadendo l’importanza di affrontare, nel nuovo Defr, temi quali l’autonomia regionale e il residuo fiscale.
L’assessora al Bilancio, Emma Petitti, ha invece parlato di “scelte in coerenza con il programma di mandato, che tengono anche conto dei cambiamenti e dei bisogni del territorio”.
Silvia Piccinini (M5s) è poi intervenuta sul tema BolognaFiere, ribadendo che “l’obiettivo, contenuto anche nel Defr, è quello della società unica regionale delle fiere”. Scelta che contrasta, ha però rimarcato, “con l’ipotesi di una fusione con Milano, come vorrebbe il Comune di Bologna”.
Anche Igor Taruffi (Si) ha evidenziato che “negli atti di Assemblea regionale e Giunta regionale si ribadisce l’impegno di realizzare un’unica società fieristica regionale”.
Giancarlo Tagliaferri (Fdi) ha invece lamentato ritardi nella fusione delle società controllate e partecipate, citando il caso di Ervet e Aster. “La Regione Emilia-Romagna – ha rimarcato – è più rapida a fondere i comuni che le società in house”. Il consigliere ha poi parlato dei problemi nella gestione delle assegnazioni degli incarichi legali, “nel 2017 a due soli avvocati sono stati affidati 26 incarichi”.
Sulle fusioni, Giuseppe Paruolo (Pd) ha invece ribadito che “la Giunta ha mantenuto gli impegni presi”.
Nella prima parte del Defr viene delineato il contesto economico, finanziario, istituzionale e territoriale. Nella seconda parte sono descritti gli obiettivi strategici, in tutto 91, organizzati per aree di intervento: istituzionale, economica, sanità e sociale, culturale, territoriale. I principali obiettivi riguardano l’armonizzazione contabile e la semplificazione amministrativa, la diffusione della banda ultralarga, la razionalizzazione della spesa sanitaria, la valorizzazione del terzo settore, il riordino della rete ospedaliera e la riduzione dei tempi di attesa per i ricoveri programmati. E ancora, la valorizzazione del patrimonio regionale, la prevenzione della criminalità organizzata e la promozione della legalità, il sostegno ai processi partecipativi, la realizzazione di nuove politiche per le aree montane, l’ammodernamento delle grandi opere irrigue e l’integrazione delle attività di bonifica nel sistema della sicurezza idraulica e territoriale, lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e la riduzione dell’inquinamento. Inoltre, la promozione del trasporto pubblico locale, l’internazionalizzazione del sistema produttivo, lo sviluppo della ricerca, la promozione dell’economia circolare, la ricostruzione nelle aree del sisma, il sostegno al sistema idroviario padano veneto e al porto di Ravenna, l’ampliamento delle politiche di welfare, bambini, adolescenti e famiglia, il contrasto alla violenza di genere, la riduzione dell’uso di suolo, lo sviluppo dell’edilizia residenziale sociale e il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. La terza parte riporta invece gli indirizzi strategici che il governo regionale assegna ai propri enti strumentali e alle società controllate e partecipate. Elemento di novità del nuovo Defr è l’introduzione degli indicatori di Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in correlazione con gli obiettivi strategici dell’Agenda Onu.