di Gianni Bessi
Pubblicato su Star Magazine.it del 9 marzo 2018
Quest’anno la Russia sarà protagonista di due eventi politici di primo piano, che la mettono non solo sotto i riflettori della sua dimensione euroasiatica, ma anche di quella globale: le elezioni politiche e i mondiali di calcio. Gianni Bessi ci racconta come si sta preparando in un taccuino in tre puntate per Start Magazine
Improvvisamente sono arrivati neve e vento freddo; e in ritardo, a fine febbraio, quando in genere stiamo tirando fuori dai cassetti i vestiti leggeri. Nei bollettini meteo che, impietosi, ci hanno informato sul suo arrivo, questa corrente di aria gelata dalla Siberia ha anche un nome: Burian. È così che ho capito, dopo tanti anni, da dove viene la parola ‘buriana’ che spesso mio nonno ripeteva nelle giornate in cui faceva davvero freddo qui in Romagna. E da una memoria del passato, con un blando collegamento al più grande produttore di gas del mondo, è scaturita una domanda sul presente: farà ancora freddo, il 18 di marzo, quando i russi andranno alle urne per eleggere il loro presidente… O la situazione si scalderà? Sarà comunque una trama degna di una ‘House of zar’ (tanto per riparafrasare la nostra serie tv preferita).
Prima di rispondere mi chiudo il bavero del cappotto: il Burian sta imperversando. In russo buran, è un vento di aria gelida, a volte molto forte, che dalle rive del lago Bajkal si propaga in tutta Europa. Congelandola. E l’etimologia di Bajkal, ‘mare sacro’ fa venire in mente, per una facile associazione di idee, il concetto di ‘Madre Russia’. Un’idea che è ha resistito alla gloria e alla caduta di imperi e soviet: Dostoevskij in Delitto e castigo’ così la evoca: ‘Che volete? Le nostre vie nazionali sono lunghe. La cosiddetta Madre Russia è grande’. Quest’anno la Madre Russia apparecchia un 2018 con due eventi politici di primo piano, che la mettono non solo sotto i riflettori della sua dimensione euroasiatica, ma anche di quella globale.
Il 18 marzo le elezioni presidenziali e a giugno i mondiali di calcio che nella partita d’esordio allo Stadio Lužniki di Mosca vede i padroni di casa russi contro un altro grande petrostato: l’Arabia Saudita. Il mondo rimarrà sicuramente incollato per la cerimonia d’avvio, organizzata a Mosca e San Pietroburgo, di un evento che ha risvolti profondi. Tali che un moderno von Clausewitz potrebbe commentare che dopotutto ‘il calcio non è che la continuazione della politica con altri mezzi’. Il football non solamente, quindi, come atto ‘generalmente’ politico, ma come vero strumento della politica, un proseguimento del processo politico con i mezzi dell’intrattenimento. Per questo l’organizzazione è seguita ai massimi livelli meticolosamente nei minimi dettagli. E dal calcio al gas il passo è breve.
Citando fonti di House of gas è stato il ceo Alexey Miller di Gazprom a giugno 2017, alla vigilia della scorsa Confederation Cup, a risolvere i problemi di messa in opera del manto erboso dello Stadio Zenit Arena. Ha licenziato la ditta appaltatrice e con ingaggio milionario ha fatto arrivare il miglior ‘giardiniere inglese’ di campi da calcio perché fosse tutto perfetto nei sette giorni che precedevano la partita inaugurale nella sua San Pietroburgo tra Russia e Nuova Zelanda.
Del resto Gazprom non solo è la grande compagnia della produzione russa e mondiale di gas naturale ma conosce bene il “valore” del football. È la proprietaria (e anche sponsor) della squadra di calcio dello FC Zenit San Pietroburgo e sponsor del Chelsea Football Club, dello Schalke 04 e della UEFA Champions League. Lo sport torna a essere, come in molte occasioni nella storia, la vetrina del potere e la consacrazione della capacità di attirare l’attenzione su una grande opera strategica. I bookmaker possono avere dubbi sulle quotazioni di chi vincerà i mondiali di calcio, ma pochi ne hanno su chi trionferà alle elezioni presidenziali del 18 marzo. Un cognome di cinque lettere, ‘uno’ verticale, come la sua figura che si staglia da 18 anni sulla Madre Russia.