Pubblicato da “Start Magazine” il 5 febbraio 2018
L’analisi di Gianni Bessi
La catchfrase scelta dall’università di Oxford per promuovere l’ultimo corso di strategia è un classico “Are you ready for future of business?”. Ma è il sottotitolo che dipana ogni dubbio residuo su cosa voglia insegnare la prestigiosa accademia: “Discover the business strategy benefits of blockchain tecnology”.
Inutile fare resistenza, c’è una rivoluzione in arrivo. Ed è quella della tecnologia blockchain. Che è spesso confusa o sovrapposta con la questione criptovalute, le ultime star dell’informazione mondiale. Che sono sulla bocca di tutti e stanno divenendo oggetto di forte speculazione.
Il punto chiave è che la criptovaluta è in realtà una novità rivoluzionaria resa possibile da una tecnologia innovativa, la blockchain appunto, che consente di scambiare oggetti digitali senza bisogno di riferirsi a un intermediario perché si occupi del processo.
Tranquilli non parleremo del processo, della ‘catena’ e dei complicati algoritmi usati per criptare e annodarla; o dei fantomatici agenti produttori di bitcoin, detti miners. A house of gas interessa invece come il funzionamento di una blockchain richieda per forza grandi quantità di energia elettrica e quale sia il rendimento della procedura, che al momento viene utilizzata per alimentare oggetti – le criptovalute appunto – ma che è il nucleo di una rivoluzione in arrivo.
Perché questa tecnologia non serve solo a difendere informazioni o sistemi di pagamento ma per essere la base di ogni parte del sistema produttivo economico.
Stando alla Banca Mondiale tale “rivoluzione” comporterà mutamenti epocali per una enorme varietà di lavori, dalle imprese che producono cibo ai professionisti della finanza, che avranno più del cinquanta per cento delle probabilità di essere ‘incatenati’ a una tecnologia destinata a cambiare gran parte delle procedure lavorative e produttive.
Un indizio di ciò è la ‘conversione’ di mister Jamie Dimon, Ceo del gruppo fondato dall’audace J. Pierpont ‘Pip’ Morgan e diventato da poco il più longevo banchiere di Wall Street, alle potenzialità della tecnologia sottostante alla blockchain.
Il limite di blockchain è lo stesso che subiscono tutti gli altri settori portanti dell’economia: consuma moltissima energia per processare le transazioni del circuito. Attualmente l’impiego di energia per alimentare questi circuiti ha risultati vantaggiosi in termini economici: per questo sta attraendo sia interesse sia enormi quantità di risorse. In particolare il mercato cinese si sta imponendo in questo settore confermandosi un paese sempre più energivoro.
L’energia in questa dimensione costituisce non solamente una indubbia opportunità di business ma, vista la potenzialità dei campi di utilizzo nella società, anche uno strumento di controllo e monitoraggio, E non solamente del flusso di denaro. L’energia nel prossimo futuro si confermerà come l’unica infrastruttura fondamentale per il funzionamento degli apparati economici, soprattutto perché capace di garantire un nuovo standard in termini di affidabilità e sicurezza.
Alimentare le strutture che gestiscono la blockchain sarà, di qui a pochi anni, una necessità per le grandi infrastrutture – Stati in primis – poiché potrà sostituirsi alle attuali strategie di garanzia della privacy e di tutela dei beni digitali.
Sul sottotitolo del corso di Oxford si può tentare di proporre una conclusione provvisoria, una specie di morale della favola.
Le rivoluzioni, non importa che siano riuscite o fallite, hanno sempre prodotto nuovi orizzonti. Nella storia economica, politica, sociale e culturale ogni tentativo di tornare indietro è stato sconfitto. E tale rivoluzione non sfugge a questa regola: anzi nella società futura sempre più dominata da big data, data center, algoritmi che regolano il nostro mondo, dai processi produttivi al funzionamento degli ospedali, dagli aeroporti fino alle nostre case l’energia sarà il rating per la valutazione di un sistema Paese.
La sicurezza e l’indipendenza energetica sono la moneta del futuro… are you ready?