La partecipazione all’Offshore Mediterranean Conference & Exhibition, è stata un’occasione per condividere sui social un diario con le mie riflessioni su questa manifestazione.

MERCOLEDÌ 29 MARZO

Giornata di apertura dell’Offshore Mediterranean Conference e dappertutto si parlava del tema scelto per l’edizione di quest’anno, ‘Transizione verso un mix energetico sostenibile: il contributo dell’industria dell’Oil&gas’: negli incontri ufficiali, negli stand e nei capannelli improvvisati. L’esigenza di puntare sul gas naturale nella fase di passaggio si dimostra un concetto di grande forza, persuasivo.
Ovviamente non si è mancato di affrontare anche gli argomenti ‘correlati’: la decarbonizzazione, la progettualità per il decommissioning delle infrastrutture, la digitalizzazione e la convergenza energetica.
L’Omc ci conferma che diventa sempre più urgente compiere scelte lungimiranti e sostenibili per quanto riguarda la produzione di energia: va abbandonato decisamente, e va fatto a livello di Unione europea, l’utilizzo della ‘fonte carbone’ per sostenere con convinzione il mix energetico gas naturale rinnovabili. Che qui all’Omc tutti o quasi pensano essere la migliore soluzione per garantire l’approvvigionamento.
Chi viene al Pala De André in questi giorni comprende che il quesito a cui sono chiamato spesso a rispondere, cioè se la strategia del taglio dei posti di lavoro e degli investimenti sia quella più efficacia per sviluppare le grandi aziende energetiche, ha una risposta sola. No.
Alcune frasi che mi sono appuntato. «La migliore opzione è puntare su un mix di gas naturale, fonte davvero estraibile a ‘km zero’, e fonti rinnovabili. Così costruiamo un percorso soft che ci porti al pieno utilizzo delle rinnovabili senza ferire il nostro sistema industriale dell’oil&gas».
E ancora: «Le imprese italiane dell’oil&gas possiedono tecnologie e competenze di profilo internazionale. E un capitale umano di migliaia di lavoratori con profili professionali di livello assoluto. Guardiamo a cosa sta facendo Eni nel mondo, dove scopre giacimenti e stringe accordi con i Governi per sfruttarli. La stesa cosa possiamo, anzi dobbiamo, fare in modo che succeda anche da noi».
Aggiungo una mia considerazione, dopo avere ascoltato tanto. È venuto il momento di ‘osare’ qualcosa di inedito: che per me significa ‘sperimentare’ nell’area adriatica un nuovo paradigma industriale. Che si basi sull’estrazione di gas naturale al fine di accompagnare alle imprese del settore a formare competenze ed esperienze che permettano, appunto, di compiere la transizione verso il pieno utilizzo dell’energia pulita. L’Adriatico, insomma, come ‘palestra’ in cui il sistema energetico italiano si alleni per sperimentare un nuovo modello industriale italiano. Fatto di lavoratori italiani che operano per sfruttare risorse italiane.

GIOVEDÌ 30 MARZO

La suggestione più forte che viene dalla seconda giornata dell’Omc di Ravenna è che ci sono molte energie, molta passione da parte della politica e delle imprese, dei tecnici e dei progettisti. Di quel ‘popolo’ dell’oil&gas che è fatto di migliaia di persone con competenze di livello internazionale ( vado a memoria ma solo in Emilia-Romagna fonte Unioncamere regionale sono circa 100mila lavoratori tra diretti ed indiretti fornitori subcontrattisti impiantistica e high manufacturing della componentistica)
La voglia di fare è palpabile. Chiunque abbia incontrato in questi due giorni di conferenza me l’ha dimostrato a suo modo: ma al di là delle differenze di come applicarla, tutti hanno in fondo la stessa idea del futuro energetico, che può essere costruito solo su una transizione energetica che veda il gas a fianco delle rinnovabili.
Qui all’Omc non si sta trasmettendo solamente un messaggio economico o politico. Ma si sta segnando uno spartiacque nel rapporto che abbiamo con l’energia e la sua produzione, che dev’essere anche etico. perché non esistono solo opportunità o ostacoli economici da valutare, ma anche impatti etici sulla vita dei cittadini.
All’Omc non ci sono quindi solo incontri, conferenze, tavole rotonde sulle tecniche di estrazione o sulle politiche economiche, ma anche una circolazione di idee sul futuro dei territori e delle comunità.
Non ci sono solo ministri o amministratori delegati, ma anche le persone che quotidianamente lavorano perché si accenda la luce, si ricarichi lo smartphone o i nostri cibi si mantengano a lungo
Un altro protagonista dell’edizione 2017 è ovviamente il gas naturale. Fonte fossile ‘pulita’ fondamentale per il mix energetico del prossimo futuro. C’è chi la demonizza, che pensa che debba essere acquistata all’estero, magari a peso d’oro, e che per questo ci sottomette a qualsiasi incertezza geopolitica.
Invece, questa è la scommessa, è una merce che abbiamo anche in Italia. Come abbiamo le maestranze in grado di estrarla e utilizzarla per produrre energia. E ci sarebbero già 15 miliardi di investimenti pronti.
È una battaglia importante e giusta da fare… Per il futuro di tutti.
Sto pensando ai tanti lavoratori dell’oil&gas, laureati o laureandi in ingegneria, geologia, matematica, diplomati in istituti tecnici, o che hanno maturato una specializzazione in tanti anni di lavoro.
Questo popolo paga la demonizzazione, spesso solo ideologica, del proprio lavoro quotidiano. Al punto che tanti debbono espatriare per mettere a frutto conoscenze e capacità. A questo persone mi rivolgo: io sto con loro.

VENERDÌ 31 MARZO

Lavorare insieme per lavorare tutti
L’Offshore Mediterranea conference 2017 di Ravenna chiude con numeri da record. Un caso? A mio parere no. Non è un caso che vi sia stata tanta partecipazione e tanta attenzione per un evento in cui si è parlato del ‘cuore’ del problema energetico mondiale, cioè quali fonti utilizzare per la transizione energetica. Il gas naturale è stato il grande protagonista di questa edizione: gli operatori e i politici hanno dimostrato di avere capito che è questa la fonte fossile che può costituire il mix energetico del futuro, insieme alle rinnovabili.
Una fonte fossile che, non è secondario, l’Italia possiede in grande quantità anche se non la sta utilizzando. Se l’Omc ci ha insegnato qualcosa – e di cose ce ne ha insegnate molte – è che dobbiamo cambiare l’approccio alla questione approvvigionamento energetico e cominciare a guardare dentro le mura, anzi sotto i mari, di casa nostra.
L’Adriatico è un serbatoio di gas naturale ancora non sfruttato. E per i tanti ecologisti da tastiera, che tuonano contro gasdotti ed estrazioni in mare, nel mentre lasciano sotto carica lo smartphone, hanno il televisore acceso, non rinunciano a tutti quegli oggetti che per essere prodotti hanno bisogno di energia, va ricordato che l’Adriatico è l’esempio migliore di come si possa fare convivere attività estrattiva e rispetto ambientale. Un libro dello scienziato marino Attilio Rinaldi, l’Atlante della fauna e della flora marina dell’Adriatico nord occidentale, conferma che il nostro è un mare pulito, al punto che è diventato negli ultimi anni il più pescoso del Mediterraneo.
È ora di cambiare atteggiamento, suggeriscono i ‘contenuti’ dell’Omc. Il mondo che alcuni semplificano per demonizzarlo – da una parte i buoni e dall’altra i cattivi è roba che va bene per i film e neanche più tanto – non fa altro che creare frustrazione e delusione tra i tanti lavoratori dell’oil&gas, persone che sanno fare il proprio mestiere e che hanno diritto di vedere riconosciute le proprie capacità.
Ora che l’Omc è finito restano sul tavolo le grandi sfide che aspettano il settore dell’oil&gas perché si realizzi quel percorso di transizione energetiche che ci accompagnerà in un futuro dove utilizzeremo solamente fonti ‘pulite’. Un percorso che ha bisogno di un modello completamente diverso da quello a cui siamo abituati.
Per questa sfida della decarbonizzazione, della progettualità della digitalizzazione e della convergenza energetica occorrono ricerca scientifica, innovazione, competenze . Tutti elementi che in Italia abbiamo in abbondanza.
Oggi sono stato coinvolto con grande piacere in una chiacchierata sulle principali novità che l’attività di ricerca propone sul tema del mix energetico e delle rinnovabili, dal solare all’eolico allo sfruttamento del moto ondoso. Me le ha spiegate Luca Longo, che è a capo di diversi progetti in questo settore del Centro ricerche di Novara di Eni. Sono progetti complessi e sofisticati che solo grazie a nostri competenti ricercatori si trasformano in centinaia di brevetti Made in Italy.
Non sono il ‘colpo di genio’, non vengono pensati in un garage come è stato per Steve Jobs e Steve Wozniak, ma sono il prodotto di un duro lavoro di ricerca quotidiano. E di tanta passione.
Infine, dando appuntamento all’Omc 2019, che speriamo non abbia come tema il ‘che fare’ ma il ‘come possiamo migliorare quello che stiamo facendo’, chiudo con una suggestione personale. Diventa sempre più urgente compiere scelte lungimiranti e sostenibili per quanto riguarda la produzione di energia. E serve un nuovo approccio di sistema dove la ricerca scientifica, l’innovazione, le nuove competenze devono produrre nuove strategie di lavoro, di partnership tra le grandi società energetiche e le aziende di fornitura di beni e servizi. Non solo in un rapporto verticale ma anche orizzontale: serve insomma un sistema integrato.
La strategia che punta solo a salvaguardare l’assetto finanziario tagliando posti di lavoro e investimenti non è la più efficace per sviluppare le grandi aziende energetiche. Anzi ha proprio fallito. Mi viene in mente di un vecchio slogan degli anni 70, “Lavorare meno per lavorare tutti”: forse, grazie alla transazione energetica dobbiamo sperimentare un nuovo paradigma produttivo, che meta insieme il lavoro con la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, potremmo a breve arrivare a riconoscerci nello slogan “LAVORARE INSIEME PER LAVORARE TUTTI”.