di Andrea Bassi
Le pistole che sparano aria compressa e che in tutto il mondo sono utilizzate per la ricerca scientifica in mare e per la ricerca degli idrocarburi, potranno continuare ad essere utilizzate anche nei mari italiani. Alla Camera è stata soppressa la discussa norma sull’air gun introdotta al Senato nel provvedimento sugli ecoreati e che prevedeva il carcere fino a tre anni per chi effettuasse ricerche in mare utilizzando questa tecnologia.
A Palazzo Madama la norma era passata contro il parere del governo che a Montecitorio ha deciso di correggere il testo. La Camera dei Deputati, ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari, ha posto rimedio ad una aberrazione che avrebbe creato danni enormi non solo allo sviluppo dell’attività produttiva nazionale ma anche alla ricerca. “In queste settimane”, ha aggiunto ancora il sottosegretario, “avevo auspicato la correzione dell’emendamento perchè il tema
dell’approvvigionamento energetico non è certo una questione da affrontare incidentalmente e in modo approssimativo”.
A plaudire alla decisione presa dal governo, è anche Gianni Bessi, consigliere regionale dell’Emilia Romagna primo a sollevare il tema dell’emendamento air gun anche per il rischio delle pesanti ricadute produttive e occupazionali sul distretto industriale di Ravenna. “Il ministro della giustizia Andrea Orlando”, dice Bessi, “ha fatto un gran lavoro. Aver stralciato la proibizione dell’uso dell’air gun significa aver accolto le preoccupazioni del mondo produttivo, economico e sociale di recente emerse all’Omc di Ravenna ed aver accolto l’accorato appello della comunità scientifica a non considerare l’air gun un crimine”.
Di avviso contrario le associazioni ambientaliste che parlano di “un atto incomprensibile a pochi metri dal traguardo che rischia di far fallire una rivoluzione di legalità e giustizia che il Paese attende da 21 anni”. La posizione è quella di Legambiente e Libera – le associazioni promotrici dell’appello “In nome del popolo inquinato: subito gli ecoreati nel codice penale” sottoscritto da altre 23 associazioni.