Rontini, prima firmataria, Bagnari, Bessi: “Intervenire per rilanciare questo importante comparto agricolo”
La castanicoltura è un’importante risorsa naturalistica e riveste un ruolo fondamentale nella filiera agroalimentare della Regione Emilia-Romagna. Negli ultimi anni è stata letteralmente messa in ginocchio dalla comparsa, a partire dal 2002, della vespa cinese del castagno. La produzione di qualità che contraddistingue la nostra collina risente tutt’ora di un’alta presenza di ‘bacato’: i produttori sono costretti a scartare, in media, una percentuale tra il 25 e il 40% del raccolto, e i tempi di cernita risultano così più lunghi e complessi.
“Nell’Appennino faentino – spiegano i consiglieri regionali Manuela Rontini, Mirco Bagnari e Gianni Bessi – dove la castanicoltura, con circa 450 ettari di castagneti da frutto, è un settore vitale, si è verificato un crollo della produzione e del fatturato e l’abbandono di consistenti porzioni di castagneti, perché la perdita di produzione era tale da rendere anti-economico qualsiasi intervento di rilancio”.
“Per questo abbiamo presentato oggi un’interrogazione – dichiarano Rontini, prima firmataria dell’atto, Bagnari e Bessi – perché nonostante il 2016 abbia, dopo gli anni devastanti della vespa cinese, rappresentato un rilancio delle produzioni, rimane altissima la percentuale di danno da ‘bacato’. Proprio su questo, da qualche anno, si è avviata una fruttuosa collaborazione tra Istituto Scarabelli di Imola, esperti del settore e Associazione dei castanicoltori della Valle del Senio, con l’obiettivo di mettere a punto una strategia di lotta a basso impatto, che riesca a coniugare la necessità di limitare il danno economico con la tutela dell’ambiente”.
“Alla Giunta – concludono i tre consiglieri regionali PD – chiediamo quindi quali siano le misure che intende adottare per rilanciare la castanicoltura, sia in riferimento alle risorse disponibili nei prossimi bandi del Piano di sviluppo rurale, che per quanto riguarda la strategia di lotta ai parassiti del castagno. Rilanciare la castanicoltura è cruciale per tutto il territorio regionale e, in particolare, per i territori montani come quello dei Comuni di Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme, dove rappresenta la maggiore fonte di reddito per i nostri agricoltori. Passata la fase di emergenza, ora è necessario impostare una strategia di ricostruzione, che parta dal mantenimento e dalla manutenzione dei castagneti superstiti, per arrivare al recupero di quelli degradati”.
dal Corriere Romagna del 1 febbraio 2017
“I produttori in difficoltà” – Castagneti, è crisi. Alta percentuale di scarti