di Gianni Bessi
Pubblicato su http://economia.ilmessaggero.it del 19 gennaio 2015 (qui la pagina originale)
I recenti I recenti sviluppi nel 2014 della crisi politica ed economica fra l’Unione europea (e gli Stati Uniti) da una parte e la Russia dall’altra riportano sempre l’attenzione sulla questione energetica. È in atto un confronto – qualcuno ha persino recuperato il termine guerra fredda – che sta mettendo in difficoltà Putin, tanto da costringerlo a decidere misure plateali quali il proibire le vacanze ai ministri perché si occupino a tempo pieno di come uscire dall’impasse.
Non è una situazione nuova, certo: ma questa volta, a mio parere, servirebbe una strategia inedita per poterne venire a capo. Il perché è stato spiegato ripetutamente con la consueta efficacia da Romano Prodi in molte recenti occasioni ufficiali: la Russia ha bisogno dell’Europa come l’Europa ha bisogno della Russia. Significa che la nuova guerra fredda deve essere superata per costruire una nuova pace europea, una pace che ha come corollario la definizione del ruolo dell’Ucraina, che a parere di Prodi dovrà diventare il ‘ponte’ fra l’Unione europea e Russia.
Il Wall Street Journal ha anticipato che qualcosa si sta muovendo – l’Alto Rappresentante per gli affari esteri Ue Federica Mogherini sta lavorando a un documento che ipotizza un’attenuazione delle sanzioni a fronte di alcune concessioni russe.
Una strategia più attiva da parte della Unione Europea è auspicabile visto che a livello internazionale le contrapposizioni sono un elemento
destabilizzante, un fattore di debolezza in particolare in un momento di continua recessione sia per l’Europa che per la Russia.
Dobbiamo cogliere l’occasione e i motivi per rilanciare la ‘pace europea’, che a questo punto potrebbe essere anche una ‘pace energetica’ .
Il quadro generale su cui si muovono i traffici legati alla produzione, all’approvvigionamento e all’utilizzo delle fonti energetiche è quello dei grandi corridoi nord-sud e ovest-est: soprattutto i primi individuano l’Italia come un crocevia importante, con grandi potenzialità anche dal punto di vista produttivo nel caso finalmente si decidesse di iniziare a sfruttare i giacimenti del Mediterraneo per esempio.
Diventare un elemento centrale nello sviluppo delle relazioni internazionali nel settore energetico contribuirebbe alla crescita anche economica del Paese: un modo per farlo sarebbe appunto quello di giocare un ruolo di primo piano nel superamento della crisi con la Russia. Infine, mi pare sia il caso di ripetere che le politiche energetiche, mi riferisco alle nuove possibili politiche energetiche, possono essere il principale elemento di un nuovo sviluppo per l’Italia e, più in generale, per l’Europa. Non si tratta di fare una battaglia ideologica, fra chi è a
favore del gas e chi ritiene che si debba puntare solo sull’eolico o sul solare, ma di costruire un piano che sfrutti tutte le fonti con l’obiettivo di produrre energia sufficiente alla crescita economica con il minore impatto ambientale possibile.
Su questi temi fra poco si terrà un evento unico, perché riveste un’importanza anche simbolica nel campo delle risorse energetiche, l’Offshore mediterranean conference che sarà ospitata a Ravenna in primavera. È un appuntamento che riunisce e mette a confronto i governi di molti Paesi produttori e le imprese del settore estrattivo, una vetrina internazionale del settore energetico.