L’intervento del Consigliere regionale Gianni Bessi in Assemblea legislativa il 6 dicembre 2022 sula Proposta d’iniziativa della Giunta regionale recante: “Emendamenti e integrazioni alla proposta di “Piano Triennale di Attuazione 2022-2024″ del Piano Energetico Regionale 2030 approvata con DGR 1091/2022 ai fini dell’avvio della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) (artt. 7 e seguenti del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i.)”.

L’atto che oggi siamo chiamati ad approvare oggi riguarda il Piano Triennale di attuazione 2022-2024 del Piano energetico Regionale 2030.
Le date già rivelano qual è la sua importanza, cosa che ha portato a prorogare il Piano approvato per il triennio 2017-2019: alcuni parametri sono stati modificati dall’Unione europea nel corso di questi anni turbolenti, mi riferisco al pacchetto di obiettivi al 2030 che prevedeva il 40 per cento di riduzione di emissioni, il 27 per cento di risparmio e il 27 per cento di energia prodotta grazie al contributo da fonti rinnovabili. Ora con REPowerEU l’Ue ha ridefinito il livello delle fonti rinnovabili al 45 per cento, il calo di emissioni al 55 per cento e il risparmio al 32 per cento: questi sono anche gli obiettivi del nostro Piano.
La Regione opera su tre grandi asset, l’abitare, la mobilità e la produzione, a loro volta declinati su diversi assi: ricerca e formazione, infrastrutture e reti, al cui interno sono comprese le comunità energetiche e l’idrogeno verde, la transizione energetica per le imprese e i privati, la rigenerazione urbana, il patrimonio pubblico, la mobilità intelligente, il rapporto con gli Enti locali, il monitoraggio, i city manager, le azioni trasversali di sistema, ovvero il protocollo d’intesa con terzi, e soprattutto le attività del Comitato tecnico-scientifico.
L’assessore Colla ha sintetizzato bene il quadro in cui ci muoviamo quando ha detto che il Piano triennale presentato è una sterzata rispetto al 2017, sicuramente per le tante cose che sono successe in questi anni, ma non solo. «Entro il 2023 – ha spiegato – apriremo un confronto con tutti coloro che possono dare un contributo (Università, ENEA, CNR, altri), in un’ottica di partecipazione per elaborare un nuovo quadro conoscitivo per il nuovo PER».
Questi sono passaggi che penso siano da sottolineare e siano di estrema importanza, il perimetro in cui ci muoviamo e il percorso del Piano.
Il perché sono i cinque anni passati, e in politica si dice spesso che cinque anni o tre anni sono un’era geologica… e siamo una società che, al netto degli eventi, ci vede vivere una realtà dove la velocità, anzi le accelerazioni sono le costanti che definiscono la nostra quotidianità, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Questo fattore ci richiama alla contemporaneità e il tema energetico ne è l’emblema. Anche per questo tema si è usata spesso l’espressione rivoluzione e questo ci dà ancora l’idea del cambiamento e dell’evoluzione in corso, che non si fermerà sicuramente oggi con il nostro Piano energetico, ma a cui noi dovremo dare comunque risposta per quelle che sono le nostre responsabilità.
A questo si intreccia l’altra grande rivoluzione che determina parte del cambiamento del tema energetico e della gestione energetica, che è la rivoluzione digitale. Ormai questi due argomenti mettono in primo piano la tecnica della gestione delle risorse scarse, molto prima e più della disponibilità delle risorse stesse.
Ecco, allora, come l’esempio che abbiamo sotto gli occhi in questo periodo, in queste ore, ovvero il tema dell’energia e del risparmio e dell’efficienza dell’energia, sia quanto mai non solo di attualità, ma preponderante. In questi mesi della crisi dell’approvvigionamento o altro, siamo stati chiamati a compiere considerevoli risparmi e su questo fronte abbiamo raggiunto importanti percentuali, oltre il 20 per cento in alcuni settori economici.
Tutto ciò non è dovuto solo alla decisione di abbassare i gradi delle nostre abitazioni oppure spostare le produzioni anche in altri orari, o perché il clima è stato migliore, ma proprio perché è stato imposto dall’occorrenza e dal bisogno. Abbiamo scoperto che occorre fare molto di più ed è nostro dovere farlo. Questo sistema energetico, che si basava su un’abbondanza di risorse e di prezzi abbastanza contenuti, nonostante l’aumento dei prezzi, ha dimostrato una resilienza che ha stupito non solo molti osservatori, non solo gli analisti, e che è dimostrata dagli stessi dati. Se noi pensiamo che i dati economici di quest’anno raggiungono quasi il 4 per cento del PIL, e non sto qui a ricordare tutte le cifre sull’economia rivelate dall’Istat pochi giorni fa, si capisce come certi approcci e certe narrazioni anche di pessimismo siano stati smentiti dai fatti, dalla resilienza del nostro sistema, quindi dalla nostra capacità di mettere in campo ingegneria e capacità intellettuale. Ma molto c’è da fare.
Di fronte al nostro Piano, che pone il tema del risparmio ed efficienza energetica ai primi posti, credo che siamo sulla strada giusta per migliorare, perché servono comunque strumenti pianificatori. I dati passati non bastano, non bisogna decantare quello che è stato, perché sono decisioni già prese. Giustamente però, cito ancora l’assessore Colla, gli strumenti pianificatori occorre che siano flessibili e modulabili, per il fatto che occorre questo tipo di innovazione.
Ecco come la scelta della gestione delle risorse e quelle della tecnologia diventa una delle sfide principali non solo del presente ma del nostro domani. In questa direzione, quindi, si giustifica la positività delle risorse finanziarie destinate ai fondi 2022-2024: avremo a disposizione 4,5 miliardi di euro – più di 2 miliardi dal Pnrr, 1,7 miliardi dallo Stato, 301 milioni dal Fesr e 58 dal Fse e 423 milioni dalla Regione.
Vorrei tornare con qualche considerazione su questa rivoluzione, che ci conduce inevitabilmente a nuovi equilibri tra l’economia reale e quella finanziaria. Paradossalmente questa crisi energetica, questa fase di tensione ha posto il tema della rivincita dell’economia reale, la rivincita dell’importanza della produzione, non solo di quella orizzontale, cioè quella di riprodurre beni e servizi in maniera standard, ma anche di quella verticale, di quanto sia importante cioè innovare il sistema e compiere quei salti tecnologici che ci portano non solo ad utilizzare le risorse, ma anche a gestirle, come anche l’importanza delle materie prime.
Ci siamo accorti di quanto serva l’economia reale. Ecco come le nostre decisioni su energia, ambiente, Piano dell’aria, dei trasporti si connettono con questi nuovi equilibri, e come la gestione delle risorse esistenti sia la preoccupazione principale, ma anche la capacità di portare innovazione non solo grazie alle tecnologie presenti, ma anche a quelle future.
Questa rivoluzione ci ha posto di fronte tre sfide: la sicurezza, i prezzi, la sostenibilità. Non possiamo eludere nessuno dei tre aspetti, tant’è che si parla di un ‘trilemma’ sul fronte dell’energia.
Si sarebbe definito quindi, (citazione da Aldo Moro) che servono equilibri più avanzati nel campo energetico, cioè non possiamo accontentarci della nostra retorica passata fatta di contrapposizioni che spesso sono sterili. Serve invece un equilibrio pragmatico, che questo Piano energetico pone nella sua consapevolezza del presente e del fatto che bisogna fare i conti con i processi odierni, quelli che citavo prima, che possono essere orizzontali o verticali.
Serve pragmatismo nel gestire il presente e progettare un domani in sicurezza e con una sostenibilità che riguardi l’ambiente, l’economia, la società stessa.
Conclusione (personale): in questa esperienza in Regione o comunque nella politica, vorrei lasciare un auspicio, quello di superare alcune fra le contrapposizioni che citavo prima, che spesso sono sterili. Un esempio, quella che vede in contrapposizione molecole con elettroni. Le molecole, la CO2 e il gas, non sono sempre cattive, possono essere anche buone, a volte sono verdi, come per esempio l’idrogeno o il biometano, ma anche utili, perché possono nel presente essere utilizzate e garantirci l’equilibrio nella transizione energetica. Soprattutto di potere progettare un domani gestibile con strumenti e tecnologie che scaturiscono, appunto, da quei salti tecnologici verticali che ci auguriamo. Non sempre l’elettrone risolve tutti i problemi, perché anche l’elettrone ha i suoi limiti.
Grazie…