Pubblicato su Energiaoltre.it il 10 marzo 2022
di Sebastiano Torrini
Bessi: “Le tensioni geopolitiche giocano un ruolo tanto più forte quanto la capacità produttiva inutilizzata cala o si riduce”.
Dopo gli annunci dei giorni scorsi da parte dell’Europa di volersi ‘sganciare dalla dipendenza energetica russa, i futures del petrolio sono in discesa. Il prezzo del Brent si è attestato in queste ore a 116,02 dollari rispetto agli oltre 130 dollari al barile di ieri mentre il West Texas Intermediate (Wti) ha raggiunto i 113 dollari.
LAVROV: NON USATI PETROLIO E GAS COME ARMA. EAU SI ATTERRANNO A DECISIONI OPEC+
Tuttavia, il problema delle forniture di greggio ma soprattutto dei prezzi continua ad agitare i sogni di consumatori e imprese. Se da un lato il ministro degli Esteri russo Lavrov al termine dell’incontro con l’omologo ucraino Kuleba ha affermato che Mosca non ha mai usato petrolio e gas come arma di ricatto, secondo quanto riferito da Tass, Opec+ al momento non mostra nessuna intenzione di voler intervenire nel mercato. Il ministro dell’energia degli Emirati Arabi Uniti Suhail al-Mazrouei ha detto all’agenzia di stampa statale WAM che il paese non agirà da solo per aumentare la produzione di petrolio e si atterrà alle decisioni prese dall’Opec+, correggendo il tiro rispetto a quanto annunciato nei giorni scorsi.
QUANTO PETROLIO IMPORTA L’EUROPA DALLA RUSSIA E QUANTO L’ITALIA
Ma quanto petrolio importa l’Europa dalla Russia e quanto rischia? Al momento, secondo quanto si legge su Repubblica.it “stando ai dati Eurostat, il 26% circa del petrolio importato dall’Unione europea arriva dalla Russia”. Per l’Italia, secondo i dati unem, “a fine novembre il 10% arrivava dalla Russia rispetto al 22,3% dall’Azerbaijan, al 18,5% della Libia, al 14,7% dell’Iraq e al 10% dell’Arabia Saudita”. Cifre importanti ma tutto sommato gestibili, che spiegano anche la decisione di Eni di aver sospeso la stipula di nuovi contratti di approvvigionamento in Russia, fatte salve le forniture già in corso.
BESSI: I NOSTRI DISTRETTI PRODUTTIVI CI HANNO GIÀ MANDATO UN MESSAGGIO CHIARO SU POSSIBILITÀ DI FERMO MACCHINE
Nonostante ciò gli effetti di uno stop di import di greggio da Mosca potrebbe avere delle conseguenze importanti come sottolinea l’analista del settore energia Gianni Bessi: “Tra i concetti chiave da tenere in considerazione nel mercato degli idrocarburi, c’è quello di capacità produttiva inutilizzata, ossia la differenza tra produzione e consumi effettivi – si legge su La Repubblica.it -. Ecco, se immaginiamo di eliminare la quota russa, in un contesto globale di produzione già calata negli anni, l’aspettativa immediata è che si assottigli la capacità produttiva inutilizzata, che nella pratica rappresenta le risorse immediatamente disponibili in caso di interruzioni delle forniture”. Questo, prosegue Bessi, “potrebbe comportare difficoltà nel reperire una materia molto flessibile, che non viene utilizzata soltanto nei trasporti, con un annesso possibile aumento dei prezzi”.
Tuttavia, ha precisato sempre Bessi a ENERGIA OLTRE, “occorre fare attenzione a oscillare tra dichiarazioni ‘positive’ come più produzione con altre negative come ‘bannare’ quote di produzione senza verificare l’effettiva possibilità di tenere in equilibro domanda e offerta. Il mercato del petrolio si fonda anche sulla formazione di aspettative irrazionali, sulla scarsità dei dati mondiali in possesso (anche in possesso a governi come quello italiano) e sulla miopia sulla domanda di petrolio che generano aspettative e quindi anche una psicologia del mercato nella formazione dei prezzi”.
Insomma, ha ammesso Bessi “le tensioni geopolitiche giocano un ruolo tanto più forte quanto la capacità produttiva inutilizzata cala o si riduce. Nella guerra tra Iraq e Iran ci fu un crollo dei prezzi a 20 dollari. Oggi la partita è in mano ai PetroStati e alla finanza. Invitare alla prudenza non è sbagliato. Salvo che non si voglia subito affiancare a certe decisioni razionamenti e altre forme di interventi come negli anni ‘70. E i nostri distretti produttivi ci hanno già mandato un messaggio chiaro su possibilità di fermo macchine”, ha concluso l’esperto di energia.
FRONTE GAS: DOMANI PREZZI ENERGIA ALL’INGROSSO A 371 EURO IN ITALIA
Passando al gas, intanto per domani i prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia si attesteranno a 371,49 euro/MWh con un picco di 480 euro/MWh. Prezzi alti rispetto al passato ma che mostrano una tendenza ribassista forse creata dalle aspettative del vertice Ue di Versailles.