Pubblicato su ilmessaggero.it il 14 febbraio 2022
di Gianni Bessi
L’Europa alla canna del gas
La crisi Ucraina ha un primo devastante effetto per le Nazioni dell’UE, che fanno affidamento sulla Russia per l’energia: se la situazione non si sblocca, presto le scorte finiranno. Qualunque piano B non potrà che arrivare in ritardo. Più gas nostrano? Per andare a regime serviranno anni, se non decenni…
1 – GAS TIMORI PER LE SCORTE APRILE CRUCIALE PER L’ITALIA SERVE SUBITO UN PATTO UE
I livelli delle riserve di gas tedesche hanno raggiunto livelli definiti «preoccupanti» dal governo. Una situazione di cui soffrono tutte le nazioni europee, l’Italia in testa, che fanno affidamento sull’oro blu per la produzione di energia e per sostenere attività economiche primarie.
Non dimentichiamo che le rinnovabili da sole non sono ancora in grado, per problemi di continuità, a garantire la produzione energetica 24 ore su 24. E quindi l’esaurirsi delle riserve della fonte fossile individuata come quella che deve entrare in gioco quando le rinnovabili non sono performanti, come è facile intuire, produce a cascata problemi non esigui e di non facile soluzione.
E intanto dal confine orientale europeo non ci sono notizie che lo stallo geopolitico, inteso come le tensioni di guerra fra Russia e Ucraina, si stia sbloccando nel breve periodo. L’aspetto delle bollette è stato ampiamente dibattuto e vagliato dal governo Draghi, che ha anche predisposto interventi a sostegno di famiglie e imprese, ma forse l’aspetto su cui ci si dovrà confrontare presto è il riempimento degli impianti di stoccaggio dopo il periodo invernale, un’operazione che quest’ anno inizierà il primo aprile.
Le aste incombono e, almeno secondo gli scenari previsionali, i prezzi dell’energia per mwh rimarranno costanti fino al primo quadrimestre del 2023. La domanda è come reagirà quindi il mercato: occorre valutare bene le ripercussioni della possibilità che tali scadenze vadano deserte. Pessimista? Oscar Wilde sosteneva che un pessimista è un ottimista bene informato.
LA MOSSA
Per limitarci all’Italia, se la situazione attuale non si modificherà ci troveremo a non disporre di abbastanza gas per fare funzionare il sistema, perché gli approvvigionamenti invernali arrivati grazie ai gasdotti non basteranno. Occorre quindi un piano B che non potrà essere ritardato di molto e si dovrà giocoforza procedere con un riempimento forzato.
A questo punto deve entrare in scena la politica, perché la strategia degli approvvigionamenti non può essere affidata interamente agli operatori del mercato, che ovviamente fanno i conti in casa propria, valutando i propri rischi e non sono tenuti a occuparsi del rischio sistemico, molto più grave.
È un tema da coordinare in una politica di sicurezza nazionale ai massimi livelli di governo con tutti i soggetti coinvolti nella distribuzione e nella regolamentazione degli approvvigionamenti, da Arera a Snam, giusto per indicare due nomi. Non è semplice e ci sarà da pagare certamente un conto salato, ma la questione va affrontata rapidamente perché come detto il riempimento parte tra più o meno un mese. In quest’ operazione siamo ovviamente in compagnia dei paesi energivori del centro Europa, a cominciare appunto dalla Germania.
La quale pensava a questo punto di potere contare sull’apporto del Nord Stream 2, la controversa pipeline che dovrebbe trasportare il gas russo in Europa bypassando l’Ucraina e che è stata bloccata all’ultimo passo, quello della certificazione finale.
I RISCHI
Insomma, l’Europa è stata sorpresa dalla crisi ucraina dimostrando ancora una volta che mentre i meccanismi economici ridistribuzione delle risorse per lo sviluppo a stati e territori che ne hanno bisogno funzionano, quelli politici continuano a non essere all’altezza.
Ecco allora che vanno spese tutte le energie per la soluzione diplomatica per risolvere la crisi russa-ucraina che è ancora l’unica possibile via se non vogliamo doverci confrontare con una crisi che potrebbe davvero essere di una gravità inedita. Ma contemporaneamente anche a livello europeo va coordinato un piano B che affronti il tema degli approvvigionamenti degli stoccaggi.
Le decisioni vanno prese in tempi strettissimi perché l’inizio di aprile è vicino e così anche l’estate: arrivarci senza riserve di gas naturale significherebbe esporci a crisi sistemiche che non possiamo permetterci di affrontare quando siamo ancora nel mezzo di una pandemia e dobbiamo portare a termine le azioni previste dal Pnrr.
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