Pubblicato su Startmagazine.it il 28 febbraio 2021
di Gianni Bessi
l post di Gianni Bessi, consigliere regionale dell’Emilia-Romagna e autore nel 2020 di “House of zar. Geopolitica ed energia al tempo di Putin, Erdogan e Trump” (goware edizioni)
Continuerà quindi il gran ballo del Re petrolio?
Alla voce greggi quotidiani il Brent e il Paniere Opec confermano un barile tra i 63 e i 65 dollari. Da novembre con la rete di House of zar dibattiamo e seguiamo attentamente il costante rialzo del prezzo. Alla riunione del puntuale e classico tavolo dicembrino dell’Opec plus, la ritrovata pace tra lo Zar Putin e il principe ereditario del Regno Saudita Mohammed bin Salam è servita per calmare molte speculazioni.
Molti analisti suggeriscono che il prezzo del petrolio sarebbe influenzato dal progredire delle vaccinazioni. È ovvio che se nell’anglosfera di Boris Johnson e Joe Biden (che, diciamolo, sull’accelerazione della vaccinazione è in linea con l’amministrazione Trump) si mantiene il ritmo serrato attuale, come combinato disposto il prezzo del Re dovrebbe continuare a crescere. Inoltre Joe Biden da una parte rientra ufficialmente negli accordi di Parigi, dall’altra ha mandato la neosegretaria all’Energia in Senato per sostenere che shale oil e shale gas, insieme alla Carbon capture and utilization della CO2, sono priorità della nuova amministrazione. Tutto per tranquillizzare sia i cow boy texani sia i lupi di Wall Street esposti per miliardi sul settore risorse tradizionali.
Oggi intanto è sicuramente vero che i prezzi dei derivati sono in aumento: ce ne accorgiamo quando ci fermiamo alla pompa di benzina.
Alcuni affermano che la domanda mondiale ritornerà alla quota precedente alla pandemia, cioè circa 100 milioni e passa di tonnellate. Una domanda che però è e sarà difforme a seconda delle aree geografiche: la Cina, che a tutt’oggi pare l’unica grande nazione ad avere se non debellato almeno sterilizzato la pandemia, aumenterà la domanda rispetto al 2019. Ciò a conferma della sua ripresa economica ma anche del ruolo che il Re petrolio mantiene nel sistema asiatico. E la vecchia nostra Europa? Se vale il ragionamento del combinato disposto tra vaccinazione, crescita di domanda e crescita economica, allora oggi manca sicuramente l’elemento vaccinazione… ma se parte come speriamo il trend del prezzo mondiale del Re petrolio ne sarà ancora più influenzato.
Resta ancora più attuale in questa contemporaneità dove il green è diventato trendy e ci piace molto, e dove nessuno come il Re ha avuto una così cattiva fama, con accuse d’essere responsabile di quasi tutti i mali dell’umanità, dalle guerre Puniche in poi, per citare la famosa battuta di Giulio Andreotti.
Tanti hanno tentato di profetizzare la sua fine con raffinati calcoli sulle scorte, sui picchi delle curve simmetriche a campana e ipotetiche dead lines temporanee. Tutti si sono scontrati sulla scarsità dei dati, sull’imprevedibilità della domanda e sull’evoluzione dei beni derivati. Ma soprattutto sulla capacità inutilizzata, tema affascinante, sul progresso delle tecnologie e sulle bizzarrie del ciclo petrolifero. Per non parlare del suo prezzo. Non si contano poi coloro che hanno profetizzato la sua sostituzione tout court con altre fonti spacciate per miracolose.
Sono invece pochissimi che si sono schierati dalla sua parte: uno di questi è per esempio Alex Epstein che ne ha scritto l’elogio nel libro ‘In difesa dei combustibili fossili’.
Ma nessuno può negare che l’anziano e assediato Re ha prodotto tanta rivoluzione e ricchezza da meritare l’appellativo di ‘oro nero’.
Nonostante l’opinione pubblica è ormai sbilanciata verso tutto ciò che è green, anche per questo inizio di secolo, e personalmente credo per molto tempo, dovremo continuare ad ascoltare cosa si dicono i cavalieri che siedono alla tavola rotonda del Re Petrolio e affrontare le verità scomode che bene ha sintetizzato Leonardo Maugeri: la prima è che petrolio, carbone e gas domineranno ancora a lungo la scena dell’energia. La seconda, più che una verità potrebbe essere definita una legge, cioè che energia a basso costo e tutela ambientale e del clima sono incompatibili. In conclusione, come scriveva Maugeri, “solo uno sforzo di ricerca, sviluppo tecnologico ed efficienza energetica potrà permetterci di uscire da queste verità che costituiscono la nostra trappola energetica”.
Se esiste un modo per sfuggire a questa trappola e superare la dipendenza degli idrocarburi va ricercato in uno sforzo complessivo, cioè un’alleanza e un impegno di risorse, menti, forza politica di Europa e Stati Uniti insieme per concretizzare quella che sarebbe una vera e propria rivoluzione energetica.