Pubblicato su startmagazine.it il 31 ottobre 2020
l post di Gianni Bessi – consigliere regionale dell’Emilia-Romagna e autore di “House of zar. Geopolitica ed energia ai tempi di Putin, Erdogan e Trump” – su cosa succede al Nord Stream 2.
Il rapporto fra la Germania e il gas naturale può essere sintetizzato in un nome: NordStream 2. Si tratta della seconda linea del sistema di gasdotti offshore che collega la Russia e la Germania e i cui lavori di posa non sono ancora terminati, anzi per la verità sono interrotti a causa delle unilaterali sanzioni emanate dal governo americano. E questo genera qualche grattacapo geopolitico a un paese energivoro come quello guidato – ancora per non molto pare, ma chissà… – da Frau Merkel.
In sintesi, il Nord Stream 2 prevede due linee che collegano Ust-Luga in Russia a Greifswald in Germania: i lavori sono iniziati nel 2018 con operatività prevista, prima dell’interruzione, a metà del 2020. Ed è qui che si sta giocando la partita geopolitica fra Germani e Russia da una parte e Stati Uniti dall’altra. La questione è: come terminare la realizzazione dell’infrastruttura senza irritare più di tanto il comandante in capo di Washington, chiunque sarà eletto fra pochi giorni? Dopo che sono fallite le soluzioni diplomatiche, che nella fattispecie hanno visto l’Ue tentare di indorare la pillola agli Usa negoziando un nuovo accordo quinquennale sul transito del gas in Ucraina, appoggiandosi all’argomento tutto diplomatico che grazie a tale accordo non sarebbe sussistita più alcuna base giuridica per affermare che il gasdotto ne danneggiasse l’economia, la palla è passata ovviamente allo zar Putin.
Putin, che senza dubbio si è sentito come un pugile messo all’angolo, ha dichiarato che la Russia è in grado di completare il progetto da sola e ha incaricato il fido Oleg Aksyutin di trovare una nuova nave in grado di posare il tubo senza che la stessa potesse ricadere sotto sanzioni, Insomma, la Russia è pronta a rischiare sanzioni alle proprie navi e società pur di completare il NordStream 2 valutando che i vantaggi economici del gasdotto valgono il prezzo da pagare. Ovviamente a questo punto è sorto un problema con i possibili contrattisti (Saipem inclusa): tutti hanno gentilmente quanto fermamente declinato specificando di non potersi permettere di esporsi al “fuoco amico” delle sanzioni economiche americane.
L’unica strada per completare il gasdotto era ricorrere a una soluzione autarchica ed è quello che ha deciso di fare la Russia utilizzando una nave specializzata battente bandiera di Mosca. L’Akademik Czersky e la Fortuna sono le potenziali opzioni per fare il lavoro. La prima è ospitata nel cantiere tedesco di Mukran per lavori di ammodernamento tecnico che dovrebbero concludersi a fine ottobre, finiti i quali si dirigerà verso l’isola di Sakhalin, nell’estremo oriente russo, per previste attività di posa. Anche la seconda è tuttora ormeggiata in Germania nei pressi di Wismar.
Gazprom possedeva parzialmente Akademik Czersky, la nave maggiormente indiziata al completamento del Nord Stream 2, il che significa che il suo impiego avrebbe potuto fare scattare le sanzioni statunitensi: così la società ha deciso di trasferire a maggio 2020 la proprietà dalla Gazprom Fleet LLC a un’altra società russa, la Samar Thermal Energy Property Fund. Quest’ultima tuttora parte della galassia Gazprom ma con peculiare status giuridico che consentirebbe, se necessario, un cambio di armatore e quindi di bandiera. Il modo in cui verrà risolta la questione NordStream 2 sarà fondamentale per l’evoluzione delle relazioni Ue-Usa e Ue-Russia nei prossimi anni: le elezioni americane incombono e la prossima mossa tocca al lato russo della scacchiera. L’ Akademik Czersky potrebbe essere esentata dai contratti in essere e destinata al completamento del gasdotto al riparo delle sanzioni, mentre è più difficile preventivare una soluzione analoga che preveda l’utilizzo della nave Fortuna in quanto la stessa dovrebbe essere assoggettata a considerevoli lavori di miglioria che provocherebbero lo slittamento del progetto di un altro anno.
Tutte queste mosse e contromosse per terminare il Nord Stream 2 fanno capire che la battaglia geopolitica, ma anche geoeconomica, si sta ancora giocando. Anche perché gli Usa continuano a guadare con bramosia al mercato dell’UE per commercializzare il proprio Gnl.
La vicenda suggerisce una facile considerazione: il gas naturale sta diventando sempre più importante nell’industria tedesca in particolare per la produzione di energia elettrica, come dichiarato il 21 ottobre da Timm Kehler, presidente del gruppo Zukunft Erdgas. Citando i dati dell’ufficio federale di statistica, il gas rappresenta il 50% dell’elettricità generata dall’industria. Berlino sostiene che il completamento del progetto è dettato da pure esigenze di tutela del mercato cercando di sviare l’attenzione dall’argomento geopolitico che vedrebbe la Germania diventare il principale hub di gas naturale per l’Europa con gli ovvi vantaggi derivanti dai diritti di transito e dalla priorità di approvvigionamento.
Non si arresta il nostro viaggio nello zeitgeist europeo di questo 2020 in bilico fra pandemia e spinte geopolitiche provenienti dagli ex grandi nemici della guerra fredda divenuti i nuovi grandi nemici di una nuova guerra fredda sotto il segno dell’energia. E con l’Ue a guida tedesca a cui spetta finora solo il ruolo di coprotagonista: continueremo a seguire le mosse della grosse coalition di Angela Merkel, ultimo esempio del Sincretismo tedesco. A cominciare da queste ultime che hanno come location i due porti baltici di Mukran e Wismar, dove sono ancorate le due navi posatubi russe: la prima che è anche una celebrata stazione balneare, mentre la seconda ospita un cantiere navale che fu costruito dall’Armata rossa nel 1946. Una coincidenza che ci conferma come piccoli fatti della storia continuino a riemergere nel presente. E …il viaggio continua.