Pubblicato su StartMagazine.it l’8 giugno 2020

di Michelangelo Colombo

Serve un piano “stile Ponte Morandi” per il rilancio post pandemia in Italia, anche per l’energia e dunque per il gas. Conversazione di Start Magazine con Gianni Bessi, consigliere regionale Pd in Emilia-Romagna e autore del libro “Gas naturale. L’energia di domani” (Innovative Publishing)

Non esistono argomenti che non possano essere trasformati in una narrazione. Il gas naturale – e più in generale l‘energia – non sfugge alla regola, come ha dimostrato Gianni Bessi in una serie di interventi, intitolata House of zar e pubblicata proprio da noi di Start Magazine. Ora le storie dei potenti della terra alle prese con la competizione per primeggiare nel mercato energetico sono state raccolte in un volume edito da GoWare “House of zar. Energia e geopolitica au tempi di Putin, Erdogan e Trump”.

Bessi, come se la passano i grandi della terra, con questa pandemia?

Il coronavirus, ma sarebbe meglio dire la risposta sanitaria alla pandemia, ha creato condizioni inedite che stanno mettendo in difficoltà il meccanismo decisionale, spesso cambiando anche i luoghi dove le scelte vengono fatte. La mosca di House of zar deve cambiare i propri piani almeno finché non saremo ritornati allo status quo pre Covid-19.

E di chi si occuperà in futuro?

Dei governatori delle Regioni italiane, per esempio. Non so quanto sia stato percepito il nuovo protagonismo delle Regioni, delle quali fino a pochi mesi fa si metteva in discussione persino l’utilità. Facciamo due nomi: Bonaccini e Zaia sono stati, anche più del primo ministro, quelli che hanno occupato i media comunicando un’immagine positiva di quello che stavano facendo e del perché.

E questo cosa comporta?

Un maggiore consenso determina autonomamente un maggiore potere. L’uscita dall’emergenza, che non sarà né facile né indolore, dovrà avvenire di concerto fra lo Stato e le regioni, con queste ultime che dovranno mettere sul tavolo esigenze, priorità e pianificazioni. Mi aspetto decisioni finalmente coraggiose, anche perché se continuiamo a temporeggiare non saremo in grado di fare riprendere la nostra economia.

È in programma una nuova serie di House of zar, quindi?

Con una battuta, come la serie televisiva a cui il titolo si ispira, anche House of zar ha bisogno di più stagioni per potere affrontare tutti i temi che sono alla sua portata. E’ il caso di metterne in cantiere una nuova edizione.

Tornando all’esigenza di fare scelte coraggiose, cosa bisogna fare adesso?

L’ha detto bene il segretario del Pd Nicola Zingaretti: dobbiamo puntare su un modello nuovo, sostenibile sia ambientalmente sia socialmente. E per farlo bisogna che ci si metta d’accordo. In molti hanno evocato l’immagine della guerra quando sono stati decisi i primi provvedimenti di contrasto alla pandemia. Non credo sia corretto, per ragioni di cui ha senso parlare in un altro contesto, ma certo serve uno spirito da ‘fine della guerra’ per ripartire. Quelle solidarietà e vitalità che hanno permesso la ricostruzione nel dopoguerra e hanno trasformato l’Italia nel secondo paese manifatturiero d’Europa. Un dato che vorrei ci ricordassimo sempre.

E nella pratica quali strumenti servono per rimettere in moto la solidarietà?

Vanno definiti ‘velocemente’ interventi anticiclici che possano rallentare la decrescita e impedire impatti permanenti sull’occupazione. Investimenti, velocizzazione burocratica, gerarchia degli interventi pubblici. Le ingenti risorse che potremo ottenere grazie agli accordi interni all’Unione europea sono un’occasione da non sprecare: vanno messe in fila le priorità, puntando sulle azioni in grado di sostenere le imprese il lavoro.

Ma si dovranno anche stabilire le competenze e i confini entro cui operare.

Certamente. Ma abbiamo visto in questi mesi l’efficienza di un nuovo modello di governance, che sia confronto continuo fra i territori e chi ha il compito di decidere, con le istituzioni locali che diventano lo strumento di collegamento fra, appunto, le esigenze dei cittadini e i luoghi dove queste debbono trovare risposta. Quello che dobbiamo evitare assolutamente è di tornare a quel modello di politica asfittico a cui ci siamo abituati, che vive e si esaurisce in sterili dibattiti o, peggio polemiche.

In Italia sarebbe un mutamento epocale…

Ma è proprio di un mutamento epocale che abbiamo bisogno, se non vogliamo diventare irrilevanti sia in Europa sia nel mondo. Se fossimo in una puntata di House of gas, la mosca volerebbe nelle stanze dove si riuniscono gli amministratori delegati dei nostri ‘champion national’, per usare una popolare espressione francese.

E che discorsi ascolterebbe?

Preoccupati. Perché il dopo pandemia, che potrebbe essere l’occasione per cambiare marcia, senza una nuova spinta, una nuova volontà politica potrebbe invece diventare il sipario definitivo per il sistema Italia. E che è tempo di affrontare i temi nella scala appropriata e soprattutto, pur nella garanzia del massimo di partecipazione democratica, decidendo. E portando avanti le decisioni senza ripartire da zero ogni volta che cambia una maggioranza parlamentare o avviene un rimpasto di governo. Serve un deep state dei comportamenti. E serve essere collegati al sistema europeo.

Un esempio di queste decisioni?

La sospensione temporanea di alcune regole e vincoli che oggi rallentano in modo decisivo gli investimenti: penso ad alcuni passi del codice degli appalti, alle procedure dell’Anac o ad alcuni requisiti europei. Chiamiamolo, se vogliamo e anche perché ci piace dare nomi alle azioni, ‘Piano Morandi’: cioè mettere l’economia in grado di muoversi con prontezza ed efficienza, come appunto è successo per la ricostruzione del ponte di Genova. Creiamo una ‘strategia del paese’ che mobiliti risorse e ci permetta di mettere all’opera le competenze tecniche e operative in cui, mi creda, non siamo secondi a nessuno nel mondo, con il fine di ripartire e nello stesso tempo trasformare il tessuto industriale nel segno dell’economia circolare e della sostenibilità.

Qual è il ruolo del gas naturale in questo scenario.

Fondamentale. Lo era prima, lo è adesso e lo sarà anche domani. Per dimostrarlo mi è sufficiente citare il potenziale della mia città e del mio territorio. Ravenna, e con essa l’area adriatica, è una piattaforma naturale dove fare coesistere le attività collegate al gas naturale, alla green energy e ai green material made in Italy. Un hub per l’economia circolare dove Eni deve avere un ruolo ancora più importante, insieme ad altri certo, per accompagnare le imprese del distretto oil&gas  a sviluppare ancora di più competenze impiantistiche collegate alla green economy. Non ci sono alternative: il futuro o è in questa direzione o non sarà.