Pubblicato su icom.it il 29 maggio 2020

di Giulia Palocci

La questione energetica era e resterà la questione delle questioni“. Una perenne contesa tra i grandi della Terra tutta incentrata sul “dominio dello strumento di potere più potente che ci sia, cioè le risorse energetiche, in special modo il gas naturale“. Parola di Gianni Bessi, esperto di energia e consigliere regionale dell’Emilia Romagna che, dopo il suo ultimo libro “Gas naturale. L’energia di domani“, edito da Innovative publishing (qui la nostra intervista), è tornato nelle librerie con “House of zar. Geopolitica ed energia al tempo di Putin, Erdogan e Trump” (Edizione goWare). Un volume in cui l’autore racconta la politica, anzi la geopolitica, dei nostri tempi e analizza le dinamiche del potere e della lotta per governare l’economia energetica.

House of zar richiama il titolo di una nota serie televisiva sul potere politico. Perché questa scelta?

Il titolo prende spunto da Vladimir Putin, uno dei politici più potenti del mondo che non fa nulla per nascondere la sua ambizione a essere lo zar di tutte le Russie del ventunesimo secolo. Nelle varie puntate del libro lui e i suoi antagonisti, da Donald Trump ad Angela Merkel, da Mohammed bin Salman a Xi Jinping, diventano maschere del palcoscenico della politica. “House of zar” cerca di costruire uno storytelling non solo sui fatti eclatanti provocati dai potenti della Terra, ma anche su quelli meno noti, mettendo insieme elementi geopolitici, storici, geografici e culturali.

Come sono nate le storie raccolte nel libro?

Questo lavoro è il frutto di un progetto che ha avuto inizio qualche anno fa con le mie analisi per Formiche.net, che poi sono proseguite anche su Start Magazine. Il tema è la nuova Guerra fredda che si sta (e si stava) combattendo sull’energia, specialmente sul gas naturale, partendo da due eventi che nel 2018 hanno interessato la Russia: le elezioni politiche e i mondiali di calcio. Putin, quindi, è stato il primo potente a essere preso in considerazione.

Il volume ha un altro piccolissimo ma importante protagonista…

Vero, la mosca di “House of zar“. Per cucire insieme le storie e i fatti dei potenti ho usato un espediente letterario: una mosca che si posa sui muri delle stanze dove si decidono i destini dei popoli. L’insetto ficcanaso origlia i loro discorsi e studia le mosse che quelli che ho definito “strongman” o, con il termine dal russo antico, Siloviki si inventano per primeggiare nella contesa.

Di quale contesa parla?

Ovviamente il dominio sullo strumento di potere – mi si permetta il bisticcio – più potente che ci sia, cioè le risorse energetiche, in special modo il gas naturale. Guardi, la questione energetica era e resterà la questione delle questioni. Su questa partita le notizie che sono alla base di “House of zar” si alimentano grazie a un network di persone che conoscono e amano il mondo dell’energia e che lavorano, oppure hanno lavorato, nei grandi spazi del permafrost russo o nelle acque profonde del Mar Nero e del Caspio.

Ma anche in Europa e in Italia…

La prima serie è stata pubblicata su Start Magazine nel 2018. Un anno dopo l’ho ripresa con gli stessi personaggi, gli stessi luoghi, gli stessi avvenimenti, aggiungendo altri personaggi, luoghi e avvenimenti. E il 2019 è stato un anno che, tanto per cambiare, ci ha tenuto col fiato sospeso. La prima incursione della mosca di “House of zar” è stata, inevitabilmente, nelle elezioni europee. Poi è volata fino al confine meridionale dell’Europa e sopra il Mediterraneo, in subbuglio per le vicende libiche e algerine, cipriote o libanesi, fino ad arrivare al dramma infinito dell’immigrazione.

Quello che “House of zar” racconta è tutto vero, quindi?

Esattamente. Basta leggere il libro per imbattersi nei fatti che hanno segnato gli ultimi anni della nostra vita: le rivolte di piazza, le rinvigorite proteste per la difesa dell’ambiente grazie anche all’attività di Greta Thunberg, le strategie che hanno definito il nuovo ordine mondiale. Ho tentato di raccontarli in maniera leggera, cercando di evitare i toni didascalici o, peggio, da noiosa analisi politica. La mosca non me lo permetterebbe del resto…

Venendo all’attualità, cosa racconterebbe “House of zar” dei potenti nell’epoca del Covid-19?

Mi viene in mente un pensiero di Anne Applebaum: “le epidemie favoriscono i governi autoritari“. È un concetto intuitivo con cui ci stiamo misurando. Prendiamo, ad esempio, proprio Putin che, a causa della pandemia, ha deciso di rinviare il referendum sulla riforma costituzionale che gli avrebbe dato l’opportunità di governare da presidente, anzi da zar, per altri 16 anni. Sembra che il virus sia stato più forte delle sue spinte egemoniche, ma in realtà il referendum è solo rinviato.

Ma non c’è solo Putin…

Ovviamente. Un altro caso è quello ungherese, con Viktor Orban che ha ottenuto poteri speciali dal Parlamento e potrà governare a forza di decreti presidenziali. Questa svolta costituzionale, che pare fuori dalle regole democratiche, non è un mistero sia stata ispirata dalle parole di Putin, secondo cui “la Russia ha bisogno di un governo forte e stabile“.

Può farci altri esempi?

Certamente, mentre la Corea del Sud ha dato un esempio al mondo su come gestire l’epidemia, quella del Nord ha dichiarato di non avere alcun caso di coronavirus. L’Arabia Saudita, il petrostato per eccellenza, ha fatto quello che non aveva mai osato nella sua storia, imponendo ai musulmani di tutto il mondo di non programmare lo Hajj, il pellegrinaggio rituale alla Mecca previsto per il prossimo agosto. E dopo aver lanciato la guerra dei prezzi del petrolio, sta tornando a una politica di accordi e di equilibrio con gli altri petrostati.

Chi potrebbe essere il protagonista di una terza edizione di “House of zar”, quella dopo il coronavirus?

Se posso avventurarmi in un futuro non troppo lontano dico di fare attenzione alla Germania e alle sue pulsioni interne che hanno portato sempre strappi o ricuciture per il Vecchio continente. A quel punto il titolo della serie sarebbe più corretto cambiarlo in Kaiser Haus