di Giusy Caretto
Versalis, Radici Group, Polynt e non solo: ecco le aziende che saranno interessate dall’introduzione della plastic tax introdotta dal governo. Come funzionerà e chi colpirà. Fatti, numeri e commenti
Pensare green (e salutare) si sposa in questo governo con la forte necessità di fare cassa. E così lievitano le tasse: dall’uso delle bibite gassate a quello della plastica, fino alla web tax e non solo.
Nella bozza della Manovra economica 2019 compare, insieme alla tanto attesa web tax e alla sugar tax, anche la plastic tax, una tassa che colpisce gli imballaggi.
COSA E’
La plastica tax, o tassa sulla plastica per dirla in italiano, introduce un’imposta sui cosiddetti “Macsi”, ovvero i manufatti in plastica con singolo impiego, come gli imballaggi. “E’ istituita una imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego, d’ora in avanti indicati come MACSI, che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari; i MACSI, anche in forma di fogli, pellicole o strisce, sono realizzati con l’impiego, anche parziale, di materie plastiche, costituite da polimeri organici di origine sintetica”, si legge nella bozza della legge di bilancio.
COME FUNZIONA
Ad essere tassati saranno “i dispositivi, realizzati con l’impiego, anche parziale, delle materie plastiche di cui al comma 1, che consentono la chiusura, la commercializzazione o la presentazione dei medesimi MACSI o dei manufatti costituiti interamente da materiali diversi dalle stesse materie plastiche. Sono altresì considerati MACSI i prodotti semilavorati, realizzati con l’impiego, anche parziale, delle predette materie plastiche, impiegati nella produzione di MACSI”, si legge nella bozza.
L’imposta, che dovrebbe scattare dal 1° gennaio 2020, “sorge al momento della produzione, dell’importazione definitiva nel territorio nazionale ovvero dell’introduzione nel medesimo territorio da altri Paesi dell’Unione europea e diviene esigibile all’atto dell’immissione in consumo dei MACSI, ai sensi del comma 6, nel territorio nazionale”, è scritto nella bozza.
LE AZIENDE COLPITE
La tassa andrà a colpire tutti i produttori o importatori di imballaggi e tutte le aziende chimiche che sono alla base della produzione delle suddette materie, come Versalis, Radici Group e Polynt, tra le altre.
QUANTO INCIDE LA TASSA
La nuova tassa andrà ad incidere 1 euro al chilo di materia plastica contenuta negli imballaggi. “L’imposta di cui al comma 1 è fissata nella misura di 1,00 euro per chilogrammo di materia plastica di cui al comma 1 contenuta nei MACSI”, spiega la bozza. L’accertamento dell’imposta dovuta è effettuato sulla base di dichiarazioni trimestrali e per chi non paga ci sono multe da due a dieci volte l’imposta evasa.
IL GETTITO
La tassa sugli imballaggi di plastica dovrebbe portare nelle casse dello Stato fino ad 800 milioni dal 2020 e a regime la tassa dovrebbe portare fino a 1,4 miliardi.
CONFINDUSTRIA: MISURA CHE PENALIZZA I PRODOTTI, NON I COMPONENTI
La nuova imposta è criticata da Confindustria. “La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per 450 milioni di euro all’anno, 350 dei quali vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata”, afferma la confederazione degli industriali, secondo cui questa tassa sarebbe “una sorta di doppia imposizione e – come tale – sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale”.
FEDERCHIMICA, LAMBERTI: TASSA SENZA SENSO
Si tratta di un provvedimento “iniquo e insensato”, criticano da Federchimica (la Federazione nazionale dell’industria chimica). Con questa tassa “a pagare sarà l’innovazione”, sostiene Paolo Lamberti, presidente di Federchimica. In questo modo “si colpisce la plastica in modo demagogico senza tener conto dell’impatto disastroso che questa tassa avrà su tutte le imprese, con ricadute devastanti sugli investimenti a favore dell’innovazione, oltre a mettere in gravissimo pericolo la sopravvivenza di tante Pmi”.
SINDACATI CONTRO LA NUOVA TASSA
Anche Filctem CGIL, Femca CISL, Uiltec UIL dicono no alla nuova tassa che vorrebbe imporre il governo giallorosso. Le segreterie sindacali “sono fermamente contrarie alla scelta del Governo di colpire l’intero settore industriale della Plastica”, si legge nel comunicato congiunto. “Si tratta di una misura che non incentiva gli investimenti per la riconversione industriale o la spinta al riciclo/riuso e all’ economia circolare, ma che ha la sola finalità di reperire risorse per fare cassa, mettendo in seria difficoltà imprese e lavoratori di questo settore manifatturiero molto importante per il nostro paese”, spiegano i sindacati, convinti che si tratti di “un’imposizione diretta che farà aumentare i costi a carico di Consumatori e Imprese. I lavoratori saranno i primi a subirne le conseguenze”.
UNIONCHIMICA: SI STA DEMONIZZANDO UN SETTORE
“Non demonizzare il settore”, chiede il presidente di Unionchimica Confapi, Delio Dalola. “Anziché puntare su tematiche di sostenibilità ambientale ed economia circolare aiutando la riconversione del nostro tessuto produttivo creando occupazione, con azioni come questa, si mette in ginocchio un comparto produttivo che perderà migliaia di posti di lavoro”, avverte Delio Dalola.
UNA TASSA CHE METTE IN GINOCCHIO UN SETTORE
“La plastic tax rischia di affossare ulteriormente la competitività di un settore di eccellenza che sta già intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. Dobbiamo evitare il ripetersi di provvedimenti inappropriati che fanno male al Paese”, ha detto il presidente di Unionplast, Luca Iazzolino.
GIANNI BESSI: UNA POLITICA MORTALE
“L’approccio con questa logica politica è mortale. Perdiamo credibilità nel mondo produttivo. Ci sono aziende grandi come Versalis che legano una filiera di piccole e medie imprese di alto livello. E poi per un Paese che ha nell’export la sua voce principale nel tamponare il Pil stagnante è un brutto colpo. Sono convinto che imporre tasse sul ‘prodotto’ non disincentiva il consumo”, ha commentato con Start Magazine Gianni Bessi, consigliere regionale Pd in Emilia-Romagna e autore del libro “Gas naturale. L’energia di domani” (Innovative Publishing).
PROSSIME MODIFICHE?
Qualcosa, fino alla fine, potrebbe comunque cambiare. La tassa “non è scritta sulla pietra”, ha detto oggi il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd), che prospetta l’idea di prossime modifiche nel passaggio parlamentare del disegno di legge di bilancio. È “una tassa di scopo per favorire la transizione” ma “vogliamo dialogare con categorie e imprese per migliorarla”, ha proseguito Misiani.