ll post di Filippo Onoranti, blogger di Start Magazine
È capitato a ciascuno di noi di leggere il titolo di una notizia, magari rimbalzata su qualche social, con tutte le sembianze di un fake clamoroso. In questo caso invece, una rapida verifica ha confermato l’autenticità di quanto sto per condividere.
Dalle colonne di The Guardian apprendiamo che il Dipertimento dell’Energia statunitense ha ribattezzato il gas naturale (solo quello di provenienza a stelle e strisce, bene inteso) “freedom gas”. Attraverso questa risorsa – continua il sottosegretario all’energia Mark W. Menezes – gli alleati degli Stati Uniti potranno beneficiare di una fonte di energia alternativa ed a prezzi accessibili.
È ben nota la passione statunitense per le esportazioni. Libertà e democrazia sono tra i prodotti made in Usa di cui il nuovo mondo si fregia di rifornire il pianeta. Negli ultimi anni la versione novecentesca – quella coi Marines come testimonial – ha visto ridimensionarsi parte della sua attrattività e così è stato inevitabile un nuovo colpo di marketing.
L’argomento mi attrae per due motivi: il primo è l’abilità retorica di addomesticare una materia delicata come l’energia fossile con una veste patriottica – che oltre oceano è un marchio di qualità difficile da mettere in dubbio senza esporsi a dure reazioni; la versione Usa del nostrano “politicamente corretto” comporta quasi una impossibilità nel rendere oggetto di riflessione critica temi vestiti di orgoglio nazionale. Un certo orgoglio patriottico mi pare l’unico elemento vagamente positivo dei nazionalismi, che in Europa caratterizzano paesi in difficoltà economica ed evidenziano la profondità del tracollo culturale connesso a tali crisi.
È da poco terminato Il trono di spade (altro grande prodotto statunitense) e un passaggio che possiamo prendere in prestito da questa epica moderna è il discorso di Tyrion al conclave dei vincitori (o superstiti) alla guerra, in cui rammenta che il potere non si regge sulla legittimità, sulla forza o sui valori; questi elementi sono utili ma insufficienti, mentre “non c’è nulla di più potente, al mondo, di una buona storia”.
Una storia vera su questa preziosa materia prima è quella intitolata con spirito di realismo “Gas naturale – L’energia di domani”, libro scritto da Gianni Bessi e pubblicato da Edizioni Innovative Publishing per resistere alle mistificazioni mediatiche su un argomento così cruciale tanto per l’economia quanto per la società. Resistenza alla quale unirsi è un dovere civico e su cui la scienza (e non la politica) dovrebbe dire una parola affidabile.
L’altro punto che cattura la mia attenzione è la capacità, questa volta tutta nostrana, di darci la zappa sui piedi! Quando ero bambino c’era “il metano che ti da una mano”. Oggi compriamo energia da bruciatori a carbone poco oltre i nostri confini, mentre blocchiamo con scientifico tafazzismo le industrie autoctone del medesimo settore. Ignoriamo il fatto che sia una scelta economicamente sciagurata, che l’inquinamento non è un fatto locale e che il carbone ha un impatto ecologico centinaia di volte superiore al Gnl. Inoltre, mentre noi cincischiamo, dall’altra parte dell’adriatico i giacimenti stanno venendo “sfruttati” dai cugini che a breve ci rivenderanno il nostro stesso gas. Ignoriamo che un settore industriale strategico per la tanto declamata indipendenza nazionale, sta venendo svenduto come merce di scambio in periodo elettorale.
Non so quale storia vorrei ascoltare, ma se quella che stiamo scrivendo avrà un lieto fine sarà un vero colpo di scena.