Pubblicato su Start magazine il 5 novembre 2018
Pubblichiamo un estratto del libro “Gas naturale – l’energia naturale” di Gianni Bessi edito da Innovative Publishing
I benefici di una strategia sul mix energetico avrebbero molteplici effetti positivi.
È urgente, infatti, puntare alla realizzazione di una rete energetica che abbia come elemento centrale gli impianti funzionanti con energie rinnovabili – come solare, eolico, idroelettrico, ecc. – e come elemento secondario le centrali a gas naturale. A queste ultime – su cui sono in corso studi per ridurre ancora di più l’impatto ambientale in termini di emissioni di CO2 – dovrebbe essere affidato il compito di produrre la quota parte di energia necessaria per garantire l’assenza di vuoti nell’approvvigionamento e nella distribuzione.
Questo è un passaggio chiave per concretizzare una politica che ci porti, in un futuro che non possiamo ancora determinare quanto sia vicino, a produrre energia solo da fonti rinnovabili.
In questo momento, e per un tempo che non sarà breve, gas naturale e rinnovabili sono destinate a viaggiare di pari passo al fine di permetterci di mantenere i livelli di distribuzione di elettricità che ci consentano di utilizzare tutti gli strumenti quotidiani da cui non potremmo più separarci e di far funzionare il sistema industriale. In gioco quando parliamo di energia, vale la pena ripeterlo ancora una volta, non c’è solo la magia della luce che si accende appena facciamo scattare l’interruttore, ma anche centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Per capire quante e quali possibilità vi siano di far interagire le due fonti, basta prendere come esempio le piattaforme per la produzione di gas naturale dell’Adriatico. In pratica, esistono circa venti impianti ormai arrivati a fine vita che entro il 2030 devono essere rimossi o recuperati, in termini tecnici devono essere sottoposti a decommissioning.
Solo in alcuni casi sarà possibile lasciare in mare le strutture e riconvertirle, cioè impiegarle nella produzione di energie rinnovabili. Una transizione voluta dalla Regione Emilia-Romagna che, per raggiungere l’obiettivo, ha firmato un’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico il 17 dicembre 2016: è un progetto che approfondisco nel capitolo 4 e che mi ha visto impegnato nel mio ruolo di consigliere regionale.
È già stata presa in esame dal punto di vista tecnico la possibilità di allungare la vita delle piattaforme seguendo un’ottica green, anzi blu: sono molte le realtà italiane del settore energetico che stanno lavorando in questo senso – a partire proprio dall’Eni – per arrivare, attraverso una strada percorribile, a una produzione di energia da fonti rinnovabili su una struttura offshore riconvertita. Per esempio, in una piattaforma in cui vi è una momentanea mancanza della produzione di energia tramite il solare, l’eolico o il moto ondoso, perché queste fonti non sono momentaneamente disponibili, si può compensare questo calo attraverso una produzione molto bassa di gas naturale. In questo modo si realizzerebbe un sistema virtuoso basato su più fonti: la tecnologia ce lo permette e dobbiamo approfittarne.
Inoltre, il progresso della ricerca sulle fonti rinnovabili è una grande occasione per molte imprese del settore per diversificarsi o anche, in certi casi, riconvertirsi verso un business legato al futuro dell’energia, contribuendo allo stesso tempo a concretizzare il mix energetico. Le aziende più lungimiranti lo stanno già facendo, non solo all’estero, dove hanno iniziato da tempo, ma anche in Italia. Sono molti i progetti pilota in questo campo.
Un paio di esempi riguardano un impianto eolico in mare e uno basato sul moto ondoso. Nel caso dell’eolico, si tratta di un campo con impianti galleggianti di grandi dimensioni assemblati in cantiere e successivamente trasportati e ormeggiati in mare aperto: l’impianto potrebbe essere realizzato a Ravenna, dove conosco tecnici e maestranze in grado di svolgere un grande lavoro, ma la sua destinazione potrebbe essere il canale di Sicilia o una delle altre aree dove le condizioni del vento sono ottimali. L’impianto a moto ondoso, invece, opera grazie a piccoli pontoni dotati di generatore giroscopico che possono essere installati in Adriatico.
Per entrambi i progetti è fondamentale affiancare l’innovazione tecnologica alle conoscenze ed esperienze maturate dai tecnici e dalle maestranze che si sono formate in oltre 40 anni di storia del Polo Offshore italiano. Si tratterebbe, poi, di esperienze replicabili in altri mari, sempre utilizzando il know how italiano, in grado di generare ricchezza.
Quello delle rinnovabili è un settore che ci vede all’avanguardia nel mondo, insieme alle nazioni più avanzate, come dimostrano i dati utilizzati da Luca Longo in un articolo su Startmag.it dell’11 aprile 2018: «Il quadro energetico dello Stivale si illumina analizzando la produzione di energia rinnovabile. L’Italia, con oltre 22,9 TWh immessi in rete nel 2016, ha raggiunto la quinta posizione mondiale nella produzione di energia elettrica dal fotovoltaico dopo Cina, Germania, Giappone e USA ma davanti a Spagna, Gran Bretagna e Francia. Ben il 9,3% dell’energia prodotta al mondo coi pannelli solari batte bandiera tricolore.
Il Solare termico a concentrazione ha dato un contributo modesto al bilancio energetico nostrano, soprattutto se confrontato a quello spagnolo che, con una insolazione simile alla nostra, ha prodotto 5,5 TWh raggiungendo da sola quasi la metà della produzione mondiale con specchi parabolici. In compenso, nel Belpaese tira una bella aria, visto che con le pale eoliche siamo riusciti a generare 17,6 TWh entrando nella top ten dei dieci Paesi più eolici del mondo. Tirando le somme con i dati del Gestore dei Servizi Elettrici, nel 2017 l’Italia ha prodotto da fonti rinnovabili 22 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio).
Ogni dieci lampadine accese sul territorio nazionale, quasi due (il 18%) si illuminano oggi grazie a fonti rinnovabili». Stabilito che nel settore dell’energia pulita facciamo parte del gruppo di “quelli bravi”, siamo ancora lontani dal giorno in cui il Paese funzionerà solamente con le rinnovabili come chiosa lo stesso Longo: «Nonostante il balzo in avanti, le fonti rinnovabili sono ancora assolutamente insufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico italiano e lo rimarranno ancora per anni».
Continuiamo quindi a sviluppare le energie pulite – nelle quali l’Italia è tra i Paesi all’avanguardia – e nello stesso tempo manteniamo un rapporto positivo con la più pulita delle fonti fossili, il gas naturale, il protagonista del prossimo capitolo, ma in realtà di tutto il libro.