di Gianni Bessi

Pubblicato su Start Magazine il 7 Settembre 2018 

 

I post di Gianni Bessi tra Libia, Italia con il ruolo sempre più rilevante di Salvini

Il rapporto fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, oggi improntato a un agitato compromesso – ognuno continua a lanciare proclami coerenti con il proprio programma, poi si legifera insieme… – potrebbe trovare il primo vero ostacolo nel modo in cui si gestirà politicamente, anzi geopoliticamente, la situazione in Libia. E per il momento è il leader leghista che pare giocarsela meglio, dimostrando che l’apprendistato alla corte del Senatur è servito così come forse qualche consiglio di Berlusconi (o del suo sistema di relazioni).

Per cercare di interpretare come Salvini potrebbe muoversi per rubare tutta la scena al compagno di governo, o meglio costruirsi la statura da leader internazionale, bisogna prima citare un antefatto, che riguarda la presenza dell’Eni nella nazione nordafricana.

Quando sono iniziati i combattimenti Federpetroli ha comunicato che le compagnie oil&gas operanti in Libia avrebbero abbandonato gli impianti, perché venivano a mancare i requisiti minimi di sicurezza. In realtà non c’era la certezza che il governo guidato da Faez sl Serraj potesse durare a lungo sotto i colpi delle milizie nemiche. È a questo punto che Matteo Salvini, dopo avere accusato la Francia di essere la causa della destabilizzazione della Libia, ha confermato di seguire con particolare attenzione la situazione e che si sta procedendo per l’organizzazione a novembre della Conferenza sulla Libia.

In pratica, il leader leghista ha sposato la linea dell’Unione europea – o meglio dei popolari europei e quindi della cancelliera Merkel: un segnale che la Lega si sta preparando a compiere un salto di qualità politico?

Non è una novità che la politica europea sta piegando sempre più verso destra e che anche Frau Angela sta portando la Cdu su posizioni più simili a quelle dei cugini bavaresi. Non ultimo si nota la candidatura a dopo Jean-Claude Juncker del tedesco popolare Manfred Weber.

Quale potrebbe essere la mossa geopolitica che ha in mente Salvini? Magari trasformare la Lega in un partito meno “isolato” dai grandi network politici mondiali e più vicino alle posizioni dei partiti popolari europei, dei quali il più importante è appunto la Cdu di Angela Merkel, costruendo infine quel ‘partito della nazione’ che da un po’ di tempo a questa parte è nei sogni di molti leader nazionali (citofonare Matteo Renzi). Costruendosi quella “statura” e “copertura” internazionale necessaria a diventare primo ministro.

Il cammino ovviamente non è in discesa. La Lega dovrà smarcarsi dal movimentismo dei Cinquestelle, che sono pur sempre ancora i compagni di governo (ma per quanto?). Salvini qualche segnale ha già cominciato a mandarlo, sostenendo l’utilità di costruire il gasdotto Tap e appunto impegnandosi per risolvere la questione libica. Nella quale, ovviamente, l’Italia può giocare una carta importante, cioè la presenza di uno dei due unici protagonisti geopolitici riconosciuti a livello internazionale: l’Eni. L’altro protagonista è il Vaticano ma qui si apre un altro file.

Ci dobbiamo aspettare una Lega più “moderata”, sempre con il vessillo della lotta all’immigrazione ben in vista ma che gioca su uno scacchiere più ampio di relazioni per puntare su politiche di respirò più internazionale. Fantapolitica? L’impressione è che lo scopriremo a breve.