Pubblicato su Ottimisti&Razionali il 6 agosto 2018
di Gianni Bessi
Chi è Steve Bannon? Se pensassimo alla vita come a un film, Steve sarebbe il classico “uomo dimenticato” che fino a due anni fa era solo il boss del sito Breitbart news, alla periferia del potere dell’informazione americana, che sfrutta al massimo la sua chance e scala velocemente i gradini del potere. Perfetto protagonista di una pellicola in puro stile ‘american revenge’.
Bannon in soli pochi mesi dalla sua nomina a capo della campagna elettorale del candidato alle presidenziali più underdog della storia a stelle strisce, ha portato Trump a vincere contro i Clinton, e a insediarsi alla Casa Bianca con un ruolo chiave nel Consiglio di sicurezza nazionale. Ma Steve Bannon lascia la West Wing, dopo lo scontro con i “Jaranka” ovvero la coppia d’oro Ivanka Trump e Jared Kushner, la figlia prediletta e il genero del presidente, non si lascia certo demoralizzare e pensa in grande.
“Steve è Steve. Ha sempre un mucchio di idee in testa” ripeteva spesso tra l’annoiato e il divertito Donald Trump.
E cosa si è messo in testa Steve Bannon? Prossima tappa le elezioni europee del 2019, mutuando e adattando al contesto europeo sempre lo stesso schema, diretto e disarmante della campagna vincente di Trump.
Primo, visti i suoi trascorsi in marina, stabilire in perfetto stile ‘militare’ una base. Questa funzione la svolgerà la fondazione chiamata The Moviment. Bannon ha detto che trascorrerà il 50% del suo tempo in Europa e posizionerà il suo quartier generale a Brusselles, con la mitica lavagna sempre al suo fianco, prima ospitata nel suo ufficio della campagna elettorale e poi traslocata in quello della Casa Bianca, per illustrare ai leaders populisti europei la sua strategia: se il ‘populismo’ vuole essere vincente non deve chiudersi in un clichè, ma deve essere trasversale delle opinioni e dei gusti della società moderna pescando elettori sia a destra che a sinistra.
Secondo avere un nemico, anche a costo di crearlo. Nella campagna alle presidenziali, un campo nella famosa lavagna -un elenco bello lungo – era dedicato ai nemici: dai Clinton agli Obama, dai media liberal newyorkesi alla “palude”, modo per definire Washington D.C. con un suo epiteto corrosivo. Quindi, dove trovare un nemico europeo? Sicuramente lì dove confluiscono il progetto europeista e le sue istituzioni, ma non sembra abbastanza per costruire uno scontro in vista del prossimo confronto elettorale. Del resto il terreno è ben arato: è già in atto in Europa un’orchestrazione di temi e insinuazioni che mostrano come vivremmo in un tempo angosciante e torbido. Con un violento conflitto tra globalismo e nazionalismo, tra establishment e classe media, dove il detonatore è l’immigrazione come invasione progettata a tavolino dalle ingerenze dei filantropi alla George Soros, tutto shakerato con l’ideologia globalista finanziaria dell’homo Davos per trasformare il tutto, grazie alla complicità dei partiti tradizionali, l’Europa in un calderone melting pot.
Terzo, colpire il nemico, conquistando il “dominio rapido” del campo. Infatti l’elezione di Trump insegna quanto possa diventare importante il potere di una base elettorale piccola ma molto impegnata, come il pulviscolare mondo degli ‘anti’: anti immigrazione, anti euro, anti Europa, anti aborto, anti gay, ecc. che si trasforma in un blocco di attivisti digitali che riesce, quasi sempre, a influenzare e inserire nel dibattito politico nuove parole chiave.
Ci riuscirà? Sicuramente l’Europa, come istituzione culturale e organismo politico, sta assistendo passivamente all’espansione (che è anche una sorta di aggressione) della coincidentia oppositorum tra i nuovi nazionalpopulisti. Dalle idee che ha in testa Steve Bannon a quelle, per dar uno sguardo a est e ad altri modelli sociali, di Alexander Dugin, filosofo, ideologo e professore russo, che con la sua IV teoria della politica è molto ascoltato a Mosca.
“Le idee di economisti e filosofi politici, sia quando hanno ragione, sia quando sbagliano sono più potenti di quanto sia comunemente inteso. In effetti, il mondo è governato da poco altro. Gli uomini pratici, che credono di essere del tutto esenti da qualsiasi influenza intellettuale, di solito sono schiavi di qualche economista defunto”.Se non le avete riconosciute vi dico io chi le ha pronunciate: John Maynard Keynes. Servono idee forti per muovere la politica, e la politica europea non sfugge a questa regola. Socialisti&Democratici Europei, se ci siete battete un colpo…