Pubblicato su Star Magazine il 21 giugno 2018
l post di Gianni Bessi in vista della riunione Opec con il prepartita di Russia, Arabia Saudita, India e Cina su petrolio e gas
Prologo. “In politica non devi essere amato, devi essere rispettato. Di politici teneri e generosi io non ne ho mai conosciuti, quanto invece di ambiziosi e spietati. D’altronde, se così non fosse, non porterebbero a compimento nulla”.
Così Michael Dobbs, l’autore che ha ispirato il titolo di House of Zar (e del resto lui stesso ha confessato che per House of cards si è ispirato nientemeno che a Giulio Cesare), battezza in uno dei suoi romanzi cosa dev’essere un politico. E i protagonisti della geopolitica dell’energia non sfuggono alla sua regola.
Tribuna d’onore dello Stadio Lužniki di Mosca, partita d’esordio dei mondiali di calcio Russia-Arabia Saudita: il padrone di casa Vladimir Putin gongola per l’ennesimo gol della sua frizzante nazionale, ma guardando negli occhi il suo ospite, il principe saudita Mohammed bin Salman, il nuovo uomo forte di Riad, in segno di rispetto gli porge la mano.
Un gesto che non solo suggella il risultato della partita, ma anche l’epilogo di una lunga giornata durante la quale i due hanno avuto il tempo di incontrarsi per parlare di affari di Stato. Calcio e affari, insomma, che spesso vanno a braccetto.
Il summit di Mosca, tra il presidente russo Vladimir Putin con il ministro dell’Energia Alexander Novak e il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman (MbS) accompagnato dal ministro saudita dell’Energia Khalid al-Falih, ha preparato la riunione Opec che il 22 giugno vedrà riunirsi a Vienna i massimi politici dei petrostati.
Quale sarà il punto su cui ruoterà il vertice? Mosca e Riad sono concordi nel ritenere che la produzione di petrolio dei Paesi Opec e dei loro alleati debba aumentare gradualmente.
A gennaio 2017, l’Opec e altri Paesi produttori di petrolio si erano impegnati a limitare la produzione per ridurre l’offerta e sostenere i prezzi. Il 22 giugno l’organizzazione e i suoi partner, 24 Paesi in tutto, compresa la Russia, discutono del futuro dell’accordo, mentre gli indici Brent e WTI hanno superato a maggio le barriere di 80 e 70 dollari al barile.
Dietro la stretta di mano nel palco d’onore di Mosca potrebbe celarsi un accordo già raggiunto fra Putin e il principe saudita: la Russia proporrebbe un aumento proporzionale delle quote di produzione di tutti i Paesi partecipanti all’accordo Opec, magari cercando di tenere sotto controllo i prezzi.
Alla facile obiezione “ma non è meglio un prezzo alto per i produttori?”, la risposta è un nome e un cognome: Donald Trump. Alcuni politici americani hanno riesumato il disegno di legge contro l’Opec e Trump, a differenza di Bush e Obama, lo firmerebbe ben volentieri (lo spiega bene un articolo di Start Magazine). E forse la manovra di Putin punta proprio a disinnescare le reazioni Usa.
Anche dalle ‘tigri asiatiche’ arriva una presa di posizione esplicita che stupisce se si tiene conto della cultura e delle antiche rivalità territoriali. Anche India e Cina schierano gli attaccanti, per restare nella metafora calcistica, in questo caso i ministri del petrolio che hanno concordato di lavorare insieme per esprimere la loro opposizione alle manovre Opec e adottare una strategia per ottenere prezzi più bassi.
L’India soprattutto acquista l’86% del suo petrolio e il 75% del suo gas dai paesi dell’Opec. Sono però passati i giorni in cui l’elefante indiano aveva una strategia passiva di importazione. Adesso si sta muovendo per raggiungere nel 2030 il target del 25% di gas naturale nel mix energetico, ed è diventata una protagonista della geopolitica delle risorse fossili, come ho tentato di spiegare, fra tante altre cose che riguardano il panorama energetico attuale, in un mio libro di prossima uscita.
La catena del valore del gas è quindi una priorità per l’elefante indiano. Se non bastasse, il governo di Nuova Delhi ha effettuato massicci investimenti per controllare il 30% delle quote del giacimento mozambicano di Rovuma Area 1 (che è vicino a quello di Area 4, dove azionista di riferimento è la nostra Eni) attraverso le società controllate Oil India (10%), Bharat Prl Ventures Mozambique B.V. (10%), Ongc Videsh Limited (10%). E l’ultimo messaggio del ministro indiano Dharmendra Pradhan sposta ancora più avanti l’obiettivo: “l’energia rinnovabile sta arrivando a grandi passi”.
Alla fine di questo giro c’è ancora uno degli stadi dove si giocano le partite dei mondiali. E in campo c’è di nuovo la nazionale russa, che tanto per cambiare sta mettendo sotto l’Egitto, un altro paese con la mezza luna dell’Islam nella bandiera. Qualificandosi già per gli ottavi.
A tutto gas…