Pubblicato su Start Magazine del 28 maggio 2018
Terza e ultima puntata di una trilogia a cura di Gianni Bessi dedicata alle questioni relative al gas
Scena tre.
La mosca in cui House of Zar si è incarnato per ascoltare i segreti dei potenti mentre parlano di energia è stanca di volare fra un continente e l’altro, ma non può fare a meno di ritornare al luogo della scena iniziale, lo studio ovale dove il presidente Trump è ancora in compagnia dei suoi Strongman. E stavolta sussulta perché le arriva all’orecchio una parola legata non allo sviluppo energetico ma a quelli missilistico, aereospaziale. Sarmat, il nome del missile balistico ipersonico continentale capace di trasportare testate MIRV o Avangard. E qui, anche una mosca se ne accorge, la faccenda si fa seria. Si è arrivati al cuore nero dei rapporti fra superpotenze: competition is competition.
Per capire i retroscena bisogna partire proprio dall’Ucraina, potenza nucleare dimenticata nel cuore dell’Europa grazie all’eredità del passato sovietico. Recentemente Kiev ha ‘pagato’ alla Russia gli arretrati del gas usando come moneta proprio i vettori Avangard. Tutto questo non solo ha valore in chiave di geopolitica militare ma anche in prospettiva economica perché la ricerca per sostenere una competizione aerospaziale permette di realizzare anche conquiste nei settori industriali. Dal 900 a oggi i settori che beneficiano di queste innovazioni sono molti, da quello agricolo al metalmeccanico, con benefici particolari per quello automobilistico. E visto che il settore aerospaziale richiede velocità di risposta e di esecuzione, il campo che ha più consistenti opportunità di evoluzione, con vaste applicazioni quotidiane, è la nuova economia digitale legata all’intelligenza artificiale (es. Yandex è meglio di Google).
Proprio la storia degli Usa insegna che gli investimenti per lo sviluppo aerospaziale e per l’innovazione militare hanno ricadute a cascata su tutta l’economia di un Paese. Le sanzioni mirano quindi proprio a rallentare la Russia in materia di innovazione militare, ma mettono in crisi anche il sistema Paese, che può contare non solo sulle aziende quotate in borsa come Gazprom o Rosneft ma anche su un tessuto imprenditoriale di circa 4.000 aziende strategiche controllate dal Cremlino, che inoltre possiede partecipazioni in altre 2.000 aziende private.
Moltissime di queste società sono guidate dai fedeli Siloviki di Vladimir Putin: è difficile capire dove inizia la struttura imprenditoriale e dove inizia quella militare. Stessa cosa vale per i membri del governo o dell’amministrazione delle grandi regioni delle Repubbliche Russe.
L’attenzione quindi è massima da parte di Madre Russia su ogni dettaglio che preservi e faccia crescere il sistema politico, militare, economico e sociale, come insegna la vicenda UC Rusal e gli intrecci e risvolti finanziari e azionari internazionali con Norilsk Nickel: queste aziende hanno un ruolo cruciale non solo nel trade dell’alluminio o del nichel mondiale ma anche nei progetti aereospaziali.
Allo stesso modo sono collegate, controllate e gestite dal Cremlino le enormi quantità di risorse naturale della Madre Russia, con la Siberia amministrata e mantenuta in alcune sue aree nella massima segretezza come area speciale di ‘difesa’ e di sicurezza nazionale.
La Siberia non è solo gas, miniere, sciamani o leggendarie principesse, ma una terra ricchissima di quelle materie prime, come iridio, indio, germanio, stronzio, rodio e i platinoidi, che sono strategiche per lo sviluppo dei progetti aereospaziale e militari di difesa. E dove esistono luoghi segreti dove si fa ricerca e sviluppo scientifico, come il: Norosibirsk Scientific Center.
Ora la mosca di House of Zar ha scoperto abbastanza e può volare fuori dalla finestra: ci saranno altre stanze e altri muri su cui posarsi. La geopolitica, come i soldi, non dorme mai.