Pubblicato su Start Magazine il 13 Maggio 2018
di Gianni Bessi
Terza e ultima puntata dell’approfondimento di Gianni Bessi sulla nuova guerra fredda tra Usa e Russia. Oggi le armi che due superpotenze usano per combattersi sono il gas e il petrolio. E le sanzioni, almeno da parte americana
Il Gas naturale liquefatto sta per diventare il protagonista degli scenari economici che coinvolgono l’Europa, ma anche un’arma diplomatica potentissima: se i Paesi dell’Ue potranno fare a meno di acquistare fonti energetiche dalla Russia, importando il Gnl a stelle & strisce, potranno godere di una maggiore indipendenza nell’approvvigionamento. E continuare ad applicare le sanzioni con maggiore sollievo. Anche se, come cercheremo di spiegare, quella delle sanzioni è una pratica che farebbe bene a tutti superare, ricominciando a usare la diplomazia. Se si vuole consolidare la ripresa e mantenere il benessere faticosamente conquistato non abbiamo bisogno di tensioni ma di accordi di scambio e collaborazione.
Ovviamente il presidente Putin non starà a guardare, subendo passivamente la mossa degli Usa: ho già spiegato nella precedente puntata che con il progetto del gassificatore a Yamal – in cui è coinvolta anche la Total francese… gli intrecci della geopolitica… – intende diventare un player nel campo del Gnl. A quel punto i Paesi energivori potranno comprare dal produttore che pratica il prezzo migliore. E il giro ricomincia.
La partita che Mosca sta giocando sul Gnl non è limitata all’impianto della penisola di Yamal: l’obiettivo è costruire una rete integrata che chiamare internazionale non è un’esagerazione, che mette insieme le pipeline, dal Turkstream al Power of siberia, da quella che rifornisce il Giappone fino a quella che potrebbe essere una riunificazione economica, anticipando quella politica, delle due Coree.
E se questa enorme infrastruttura funziona, la Russia sarà in grado di collegare tutti i campi a gas del permafrost siberiano con il terminale di liquefazione di Vladivostok. Da dove, così come da Yamal, il gas liquefatto potrebbe essere trasportato dappertutto, trasformando in globale un mercato che per ora è subcontinentale. La liquefazione del gas, infatti, permette di rendere competitivo anche il trasporto su lunga distanza: la Russia sarà quindi in grado di commercializzare il gas liquefatto al miglior offerente su tutto il pianeta invece di essere costretta a vender solo gas naturale ai Paesi più vicini. Anzi potrà influenzare tutti e due i ‘listini’ di prezzo.
E qui ritorna il tema delle sanzioni che l’Europa occidentale e gli Stati Uniti hanno imposto su petrolio e gas russi. L’effetto è stato ridurre in un primo momento le possibilità di Mosca di sviluppare il settore del Gnl, rendendo complicato reperire il capitale e le tecnologie necessari alla realizzazione dei terminali necessari. Ma, come abbiamo visto, Mosca è comunque riuscita a ripartire, anche grazie a investimenti di aziende degli stessi Paesi occidentali che hanno stabilito le sanzioni, come la Total francese.
Uno degli effetti più significativi delle sanzioni però è andato a beneficio di Vladimir Putin nutrendo quel nuovo nazionalismo russo che ha in Aleksandr Dugin il suo ideologo. E alle ultime elezioni la Madre Russia si è stretta attorno al suo leader, che è stato riconfermato con un plebiscito.
Lungi dal giustificare le politiche neoimperialiste di Putin, però l’occidente forse potrebbe ottenere un ritorno positivo da una nuova stagione di rapporti con Mosca. Trovando altri modi per diminuire le sue pretese egemoniche, come per esempio sconfiggendoli sul campo di calcio ai prossimi mondiali. Germania e Gran Bretagna potranno tentare di farlo, mentre l’Italia, come anche nella partita del gas, si accontenterà di stare a guardare. E anche qui pagando sempre profumatamente (i diritti tv).