Pubblicato su Star magazine il 10 maggio 2018
di Gianni Bessi
Prima puntata dell’approfondimento di Gianni Bessi sulla nuova guerra fredda tra vecchie e nuove nazioni del petrolio… e del gas tra elezioni, sport, visite di Stato, tweet e non solo
Il presidente americano ha un debole per la politica via Twitter. Di recente l’ha utilizzata per generare lo scompiglio in casa Opec, accusandolo di mantenere i prezzi del petrolio artificialmente molto alti. La geopolitica necessita di antagonisti, se non di nemici quando è il caso, e per Trump questa volta sono i Paesi produttori, che con la loro politica dei prezzi metterebbero in difficoltà gli Usa.
L’impressione però, se si parla di Paesi che operano per mettere in difficoltà il colosso statunitense, è che il messaggio sia stato indirizzato al bersaglio sbagliato. E che il presidente avrebbe dovuto volgere lo sguardo a una nazione con cui ultimamente piace flirtare: la Francia.
La Total, uno dei champion national – per usare l’espressione di De Gaulle – del settore energetico, infatti ha acquistato il 19% del capitale di gas Novatek, la società russa guidata da Leonid Mikhelson e possiede il 20 per cento del progetto di GNL che viene sviluppato a Yamal, in Siberia.
Forse Donald Trump avrebbe potuto rivolgere il più acuminato dei suoi tweet contro Emmanuel Macron, suo recente ospite a Washington, dove il presidente francese, ha arringato il congresso americano sull’esigenza che gli Usa non scelgano una politica isolazionista, si impegnino nella lotta al cambiamento climatico e restino fedeli al patto con l’Iran, almeno per ora.
Se la Francia dei discorsi ufficiali è uno dei difensori dei valori democratici, è aperta alla globalizzazione e fedele agli alleati, quella degli affari sta aiutando i suoi campioni nazionali a vincere la competizione sui mercati. E intanto gli sceicchi hanno commentato poco favorevolmente l’uscita di Trump, esibendo a seconda dei casi stupore, sarcasmo e anche disapprovazione netta.
Quest’ultimo sviluppo conferma una costante che il network di Houseofgas segnala da un po’ di tempo: sempre più competizione tra i petrostati. Ma se tentiamo un approfondimento in chiave geopolitica scopriamo che al prezzo del petrolio è legato quello del gas naturale… Questo significa che c’è anche più competizione fra i GasStati, se ci si perdona il neologismo?
Pare di sì. Gli Usa hanno raggiunto il record di produzione di greggio – il più grande aumento della produzione petrolifera da Eisenhower in poi – continuando a competere nel settore energetico sulla strada tracciata dalla presidenza Obama.
In campo energetico stiamo assistendo a una nuova “guerra fredda”, che stavolta non ha al suo centro la contrapposizione ideologica e militare, ma il gas, cioè la fonte fossile più pulita. E al posto di spie e missili balistici i GasStati si sfidano a colpi di pipeline e gasiere. Ed è ancora Russia contro Usa, con una domanda centrale che approfondirò nella prossima puntata.