Il primo caffè del lunedì di questa settimana lo voglio accompagnare con una riflessione sullo stato dell’arte del porto di Ravenna. Mi aiutano a prendere la rincorsa due eventi della scorsa settimana sulle strategie del settore portuale. Il primo è stato un convegno organizzato da CNA, “L’economia va in porto”, mentre il secondo è stata l’inaugurazione delle 4 gru acquisite dal Terminal Container Ravenna, il nostro hub per i ‘cassoni’. Grazie a questi eventi ho avuto l’opportunità di incontrare e ascoltare in pochi giorni tanti operatori del mondo portuale, e non solo ravennate. Sono intervenuto nelle 2 tavole rotonde dove ho sottolineato l’importanza del lavoro di squadra per concretizzare il progetto dell’approfondimento dei fondali, appena depositato al Ministero, che vede l’impegno comune della Regione, del sindaco de Pascale e del Presidente dell’autorità di sistema portuale Daniele Rossi. La notizia è che l’iter è partito e sta avanzando a grandi passi.
Ma non è tutto qui, ovviamente. Nella bacheca delle cose che sono state fatte o si faranno c’è l’accordo con RFI per i raccordi ferroviari, la digitalizzazione delle banchine, le nuove gru e altre innovazioni tecnologiche. È un work in progress su cui insistere, continuando a fare sistema su una progettualità chiara e condivisa. Si tratta di un progetto complesso, 230 milioni circa, di quelli che in un Paese come l’Italia non se ne vedono tanti. Occorre sempre lavorare con l’obiettivo di recuperare tempo, che alla fine continua a essere la risorsa più preziosa in un’economia che va veloce, anzi che è sempre in accelerazione. Per questo ben vengano le critiche, come quelle espresse al convegno di TCR da un esperta manager come Cecilia Battistello. Un insegnamento che ho tratto dai 2 eventi è che non ha senso dividersi in estenuanti discussioni e continuare a volgere lo sguardo al passato. Occorre invece concretizzare un progetto chiaro e condiviso per attrarre nuovo traffico e aumentare l’occupazione. Per fare questo è necessario costruire e attrarre il consenso a tutti i livelli. Siamo sempre più una società della comunicazione e questo aspetto è un fattore decisivo in ogni settore.
E da queste giornate viene una conferma: i nostri ‘azionisti’ di riferimento sono i lavoratori del porto, una comunità fatta da 9mila se contiamo anche l’indotto e che crescono di altre 5mila unità se aggiungiamo quelle impiegate nelle aree industriali dello scalo, dal petrolchimico al settore offshore. Pensando a loro dobbiamo unirci ancora di più, lasciando da parte gli interessi particolari e di bottega. Ora che il ministro Del Rio ci ha messo ai primi posti fra le eccellenze della portualita italiana dobbiamo continuare a fare squadra e non solo a livello locale. E quando sarà la prima occasione di mettere in pratica questo proposito? Agli Stati generali della portualita del nord est il prossimo 26 ottobre a Venezia, dove si parlerà dei temi cruciali del futuro degli scali nazionali e si chiuderanno importanti accordi.