di Gianni Bessi
Pubblicato su Corriere Imprese del 17 ottobre 2016
«Ma l’investimento di 600 milioni in tre anni che ha annunciato Eni sarebbe stato possibile se al referendum dello scorso aprile avessero vinto i NoTriv?» Questa è la domanda che mi ha rivolto un lavoratore del distretto oil&gas di Ravenna. La mia risposta è stata no.
Il perché è presto detto: l’annuncio che Claudio Descalzi ha voluto fare proprio a Ravenna venerdì 7 ottobre – alla presenza del Sindaco di Ravenna Michele De Pascale – cioè che il gigante italiano dell’energia ha previsto 30 milioni da investire nel 2017 e oltre 600 milioni nel suo piano industriale triennale per sviluppare l’attività nell’area adriatica sarebbe stato impensabile un anno fa.
Sta cambiando l’atmosfera attorno al settore oil&gas, nel senso che si sta recuperando la percezione che sia un’attività strategica per il sistema industriale italiano. E la scelta di Eni di investire 600 milioni sia un segnale forte in questo senso.
Così come è un segnale forte la decisione dell’Ad di Eni di scegliere l’Offshore mediterranean conference di Ravenna, prevista dal 29 al 31 marzo 2017 e che, come ha confermato il Presidente Renzo Righini, avrà come tema ‘La transizione verso un mix energetico sostenibile: il contributo dell’oil&gas’, per spiegare questa strategia di investimento. L’Omc è una sorta di ‘stati generali’ del settore energetico ospitati ad anni alterni a Ravenna e ad Alessandria d’Egitto, quest’ultimo il Paese dove il cane a sei zampe sta puntando risorse sullo sviluppo dell’attività estrattiva. L’Adriatico che ritorna centrale per le strategie industriali di Eni è uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile. E che ora è recuperato, con le sue implicazioni internazionali e con tutte le opportunità che questo fatto porta con sé. Una di queste è, per l’area adriatica, è la firma prevista a breve dell’accordo tra Ministero Sviluppo Economico e Regione Emilia-Romagna per la gestione delle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture.
Proprio il piano industriale di Eni contiene le indicazioni per valutare la possibilità di utilizzi plurimi e integrati delle piattaforme, con un’operazione di ‘decommissioning’ che liberi ulteriori risorse invece di occuparsi semplicemente di dismettere gli impianti. In altri termini, Regione e Ministero si impegnano a sostenere ‘studi di fattibilità per il riutilizzo delle strutture in diversi ambiti: dalla produzione di energia eolica e fotovoltaica alla creazione di barriere artificiali (‘artificial reef’) per la ripopolazione delle specie ittiche.
Adesso occorre andare oltre gli annunci, e mettersi a lavorare perché si arrivi in tempi brevi alla nomina del Presidente del Comitato interministeriale e che le varie circolari ministeriali siano condivise e applicabili da tutti i livelli amministrativi.
Non deve poi perdere di vigore l’impegno di tutti coloro che hanno a cuore l’obiettivo di definire finalmente il modello di sviluppo del settore energetico nazionale del futuro. Che è riassunto proprio nel tema scelto dall’Omc: la transizione verso un mix energetico sostenibile. Un modello che può essere testalo proprio dal sistema di imprese collegato al settore energetico che opera lungo le coste adriatiche, coniugando il gas a km Zero con i progetti sulle rinnovabili, le attività dei centri di ricerca marini e il turismo. Solo l’Adriatico può essere il luogo dove testare il percorso di transizione, formando ed educando le nuove professionalità e la nuova classe dirigente. Se ci pensiamo, è quello che del resto fece Enrico Mattei.