Per un‘Italia che dice sì
«Ma l’investimento di 600 milioni in tre anni che ha annunciato Eni sarebbe stato possibile se al referendum dello scorso aprile avessero vinto i NoTriv?» Questa è la domanda che mi ha rivolto un lavoratore del distretto oil&gas di Ravenna. La mia risposta è stata no.
In sostanza, il recente annuncio che Claudio Descalzi ha voluto fare proprio a Ravenna venerdì scorso – dopo avere incontrato il Sindaco di Ravenna de Pascale – cioè che il gigante italiano dell’energia ha già previsto 30 milioni da investire nel 2017 e oltre 600 milioni nel suo piano industriale triennale per sviluppare l’attività nell’area adriatica sarebbe stato impensabile un anno fa.
Così come non si sarebbe attraversata un’altra frontiera importante per il settore energetico dell’area adriatica: la firma prevista a breve dell’accordo tra Ministero Sviluppo Economico e Regione Emilia-Romagna per la gestione delle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture. E lo stesso piano industriale di Eni contiene indicazioni per valutare la possibilità di utilizzi plurimi e integrati delle piattaforme. In altri termini, Regione e Ministero si impegnano a sostenere ‘studi di fattibilità per il riutilizzo delle strutture in diversi ambiti: dalla produzione di energia eolica e fotovoltaica alla creazione di barriere artificiali (‘artificial reef’) per la ripopolazione delle specie ittiche.
Adesso occorre andare oltre gli annunci, e mettersi a lavorare perché si arrivi in tempi brevi alla nomina del Presidente del Comitato interministeriale, figura prevista dalla direttiva Offshore, e che le varie circolari ministeriali siano condivise e applicabili da tutti i livelli amministrativi.
Non deve poi perdere di vigore l’impegno di tutti coloro che hanno a cuore l’obiettivo di definire finalmente il modello di sviluppo del settore energetico nazionale del futuro. Un modello che si fondi su progettazione, innovazione e ricerca. Si tratta di trasformare il sistema di imprese collegato al settore energetico che opera lungo le coste adriatiche nella ‘palestra del futuro industriale italiano’, coniugando il gas a km Zero con i progetti sulle rinnovabili, le attività dei centri di ricerca marini e il turismo. Solo l’Adriatico può essere il luogo d’elezione dove testare la nostra tecnologia e costruire un percorso di transizione energetica, formando ed educando le nuove professionalità e la nuova classe dirigente. Se ci pensiamo, è quello che del resto fece Enrico Mattei.
Rassegna stampa