di Gianni Bessi
Pubblicato su economia.ilmessaggero.it il 18 agosto 2014
Oggi parlare di geopolitica significa sempre anche parlare di energia: sono state aggiornate le mappe dei rapporti di forza tra le grandi nazioni, al punto che di fronte a una perdita di potere e di influenza di Usa ed Europa c’è una Cina che si sta espandendo e una Russia dove compare qualche nostalgia da ‘impero sovietico’. Proprio le tensioni in Ucraina, insieme alle crisi mediorientali, hanno riproposto il problema dell’approvvigionamento energetico: la dipendenza generale dell’Unione Europea da un’importazione di energia superiore al 50% rende necessario compiere ulteriori progressi.
Dal G7 sull’energia al semestre europeo a guida italiana il premier Renzi è chiamato a occuparsi del tema energetico, declinato in termini di efficienza, di utilizzo delle fonti rinnovabili e di estrazione di carburanti fossili. L’argomento è complesso e merita una trattazione approfondita: nei miei interventi di giugno e luglio mi sono occupato dell’importanza di costruire una nuova strategia di sviluppo della regione euro-adriatica basata sullo sfruttamento dei giacimenti presenti di gas naturale accompagnato da progetti di riqualificazione ambientale dei territori e dei luoghi produttivi, grazie a consistenti investimenti e alle conseguenti positive ricadute occupazionali.
Sono anche gli ingredienti della Strategia per la sicurezza energetica europea (‘European energy security strategy’), presentata il 28 maggio, che dimostrano quanto l’Ue voglia uscire dal vecchio paradigma energetico. Le azioni contenute nel documento puntano ad aumentare la sicurezza delle forniture alla luce della situazione geopolitica e alla dipendenza dalle importazioni di gas e
greggio. Il documento punta alla diversificazione delle forniture esterne di energia, al potenziamento delle infrastrutture, alla realizzazione di un mercato interno dell’Ue per l’energia e il risparmio energetico. La Commissione europea chiede azioni concrete, a partire dalle valutazioni globali del rischio (stress test) da condurre a livello regionale o comunitario, simulando un’interruzione della fornitura di gas. L’obiettivo è verificare se e come il sistema energetico possa reggere al rischio di
un’interruzione delle forniture, sviluppando piani di emergenza e meccanismi di riserva. Uno degli elementi chiave è la diversificazione dei paesi e delle rotte di fornitura: significa affiancare nuovi partner a Russia (39% delle importazioni di gas in volume), Norvegia (33%), Algeria e Libia (insieme il 22%). Altra priorità è il rafforzamento dei meccanismi di solidarietà e di emergenza e la protezione delle infrastrutture critiche. Infine la Commissione propone di aumentare la produzione locale di energia, puntando sia sulle fonti rinnovabili sia sulla ‘produzione sostenibile di combustibili fossili’, migliorando nel contempo l’efficienza energetica, soprattutto quella legata al settore edilizio, e di migliorare il coordinamento delle politiche nazionali dell’energia.
L’Italia ha compiuto una corretta interpretazione del documento comunitario: nelle dieci linee guida illustrate dal premier Renzi contenute nel provvedimento ‘Sblocca Italia’ un passaggio spiega gli effetti benefici delle risorse energetiche del sistema paese, con ben 17 i miliardi di risorse private a disposizione per progetti in Basilicata,
Sicilia e Adriatico. L’Adriatico da solo potrebbe contare su 5 miliardi di investimenti, in grado di mettere in moto un processo di sviluppo e di crezione di nuova occupazione sia per l’economia nazionale sia per quella locale. In particolare lo sarebbe per il territorio che rappresenta il mio punto d’osservazione: a Ravenna esiste uno dei distretti offshore più importanti al mondo, a Marina di Ravenna ha sede il distretto Eni più grande d’Italia e un indotto di servizi altamente qualificati in campo ingegneristico, di ricerca e sviluppo, logistico e ambientale di eccellenza nazionale.
L’esperienza di Ravenna nel settore energetico ed industriale dimostra che in questa fase di transizione vi può essere una positiva sinergia tra rinnovabili e gas metano. E che se accogliamo la proposta dell’Europa per sviluppare un ‘mix energetico’ non siamo di fronte a una contrapposizione, ma a una complementarietà.
Il premier è sulla strada giusta e se anche vi sono forze che si oppongono, si deve continuare. Una strategia di sviluppo sostenibile del distretto energetico, che sfrutti le risorse a disposizione, è l’argomento su cui a Ravenna le forze politiche, sindacali e imprenditoriali si confronteranno nei primi giorni di settembre. Lo scopo è arrivare a un documento d’intenti sulla sicurezza e l’efficenza energetica, su gas naturale e rinnovabili come chiede l’Ue. È la base sulla quale lavorare per costruire un progetto di innovazione ed efficientamento del sistema adriatico, che verifichi per esempio la possibilità di ridurre il numero delle piattaforme a fronte di nuovi investimenti per un aumento della produzione come previsto dalla Strategia Energetica Nazionale. Sarà poi cura delle istituzioni portare questo documento all’attenzione del Governo. Avanti, non c’è tempo da perdere.